19 aprile 2024
Aggiornato 23:30
L'intervista

«Biellese, ricco ma troppo diviso»

Il Senatore e big della politica Gianluca Susta parla di diga, «Pedemontana», «Expo» e futuro

BIELLA - Un Gianluca Susta inedito, che per certi versi non ti aspetti. Il politico più rappresentativo degli ultimi decenni, infatti, sembra oggi farsi da parte di fronte alla chiamata alle armi per uscire dalla crisi. O quanto meno passare la palla ai colleghi più giovani, sindaco della città di Biella e presidente della provincia per primi.

Non vuole più essere «il Balotelli» della politica biellese?
Lo sono stato per quasi quarant’anni. Ora è giusto che siano altri a fare gol. Questo non significa un disimpegno di fronte ai problemi del territorio. Ma non posso essere l’unico chiamato in causa per risolverli.

Troppa responsabilità? O cosa?
Non ho un senso monarchico del mio impegno politico nei confronti della comunità biellese. Altri si prendano questo spazio. Questo non perché abbia smesso di preoccuparmi del territorio.

Allora perché questo senso quasi di fastidio di fronte ad un ruolo da protagonista al quale potrebbe ambire per esperienza, prestigio e ruolo?
Nessun fastidio… Ci mancherebbe… Trovo solo puerile pensare che io possa risolvere tutto quanto. Intendiamoci, io o un altro nella mia stessa posizione. Perché il punto è che da questa crisi se ne esce tutti insieme oppure non se ne esce. Sindaci, consiglieri regionali, amministratori locali e rappresentanti in Parlamento dobbiamo spingere nella stessa direzione insieme alla associazioni di categoria, ai sindacati e alla società civile. Tutti insieme possiamo fare qualcosa. Viceversa….

Da tempo non si sanno molte notizie del suo lavoro di senatore, a Roma…
Qui forse potrei apparire presuntuoso… Ma vede, se telefono o parlo con un viceministro o un sottosegretario, e lo faccio tutti i giorni, per problemi legati anche al Biellese, dopo non mi metto a fare comunicati stampa a destra e a manca. Ovviamente vedo che c’è chi lo fa e continua a farlo, da anni… Io però non ho più l’età per certe cose… Non sono a caccia di piccole visibilità sui media da molto tempo. Bado al sodo. In questo senso il mio impegno per il Biellese è massimo. Che poi si veda o meno, attraverso i giornali o i canali d’informazione locale, è un altro discorso.

Esempi concreti?
Mi sono battuto per i fondi e la realizzazione della «Pedemontana», per il finanziamento della Provincia di Biella, per la difesa del «Made in Italy» in Europa. E poi ancora: contro la realizzazione della nuova diga. E potrei continuare. Io però non sono né il sindaco di Biella né il leader del centrosinistra o altro. Faccio la mia parte su tutti i tavoli nei quali si giocano gli interessi del territorio ma preferisco giocare di sponda e non ho certo la bacchetta magica.

Ha citato diversi temi decisivi per il Biellese. Nessuno dei quali è stato risolto.
Certo non per colpa mia…

Ci mancherebbe… Motivo?
Come ho già detto l’intero territorio dovrebbe farsi carico di certi problemi. Bisognerebbe parlare tutti la stessa lingua. Fare fronte comune a prescindere dai colori politici di questa o quell’amministrazione. Pensare agli interessi generali e non particolari. Parliamo della «Pedemontana?»

Prego, diventata «Pedemontanina»
D’accordo. Sono stati tagliati 40 milioni di euro. Brutta notizia… Dopodiché, che si fa? Si rinuncia? Io dico che le zone del Cossatese e del Triverese sono ancora strategiche per il nostro futuro. Che quelle aree di fabbriche e di capannoni hanno ancora delle potenzialità. Che questi soldi sono un’occasione da non perdere. Perché in futuro non so quanti ce ne saranno dati. Di conseguenza tutti i soggetti istituzionali e politici che hanno un ruolo nel territorio si siedano intorno ad un tavolo e ragionino sul tracciato. Il tutto nell’interesse di un progetto che punti ad uscire dall’isolamento del Biellese. Non è il tempo dei rimpianti. E’ il tempo di reagire, tenendo conto che di meglio ad oggi non c’è niente.

Mentre i 300 milioni per la diga in Valsessera si troveranno?
Figuriamoci... Calma… Il punto è questo: il progetto ad oggi non ha copertura finanziaria. Il che non mi pare poco, visti i tempi e i costi dell’opera. Dopodiché si può certo discutere sull’approvazione della «valutazione d’impatto ambientale» data al progetto da parte del Ministero dell’Ambiente. Per quello che ho letto e ho studiato, mi pare ci sia stata una forzatura. Sul piano naturalistico sono stati ignorati diversi aspetti rilevanti. Al punto che non mi stupirei di possibili azioni di ricorso al Tribunale amministrativo regionale, del Lazio.

E per quanto riguarda la Provincia di Biella, siamo di nuovo al rischio di un commissariamento?
A me non risulta. Dalle conversazioni ufficiali avute nelle scorse settimane questa possibilità non esiste. C’è un bilancio che deve prevedere dei piani di rientro, certo complessi, ma dai colloqui ministeriali che ho avuto mi sento di escludere questa eventualità.

Le statistiche dei giornali economici ci collocano ancora ai vertici nazionali, sempre tra le province più ricche del Paese. Eppure in giro si sentono solo lamenti. E’ stato due volte sindaco della città di Biella… Dove sta la verità?
Viviamo in una condizione di crisi psicologica, oltre che economica. Questo è indubbio. Contesto quindi questa visione negativa che spesso anche io sento prevalere tra i cittadini. Il Biellese è obiettivamente un territorio dove la qualità della vita è alta. Se si valutano il welfare, le bellezze ambientali, la cura della città, l’attenzione al decoro urbano, la sicurezza e tante altre voci è impossibile negare che viviamo in un posto che merita la collocazione dei vari osservatori. Tutto ciò non esclude i problemi e le difficoltà, certamente crescenti, né esclude che c’è stato un tempo in cui c’era una ricchezza maggiore e diffusa. Sostenere però che viviamo in una condizione di povertà generalizzata mi pare assurdo. Forse bisogna organizzare dei pullman e portare questi biellesi in giro per l’Italia a vedere dove la crisi ha creato disastri.

La crisi economica c’è. E picchia duro.
E chi lo nega? Però credo si possa dire che la filiera del tessile, comunque, abbia tenuto. Altrove la crisi ha desertificato le industrie manifatturiere presenti. Da noi questo non è avvenuto. Sono stati persi molti posti di lavoro. Tante azienda hanno chiuso. Il sistema s’è indebolito ma è rimasto. Non sarà molto, sarà meno di prima, ma rappresenta un punto da cui ripartire.

Altre strade?
Stiamo sprecando tempo su tanti fronti. Pensiamo all’Expo… Sono previsti tra i dieci e i dodici milioni di visitatori a Milano, nel 2015. E Biella cosa sta facendo per intercettarne anche solo una piccola percentuale di questo esercito di stranieri in visita a Milano e dintorni? Mi pare poco… Rischiamo quindi di perdere l’ennesimo treno.

Dai banchi del Senato, ci dia due dritte su quello che accade a Roma… Si vota in Primavera?
Mi pare impossibile. La maggioranza di Matteo Renzi è solida. In qualche momento ha dei problemi, fisiologici, ma ha sempre tenuto e terrà ancora.

Chi sarà il prossimo presidente della Repubblica?
Questi giochi non mi piacciono. E visto il mio ruolo istituzionale non me li posso neanche permettere.

Piaciuto il discorso di fine anno di Giorgio Napolitano?
Certo. Un grande presidente. Un grande italiano.

Cosa farà il senatore e presidente del gruppo parlamentare di «Scelta Civica», Gianluca Susta, da «grande»?
Che domanda… Non so… Ho raggiunto posizioni e ricoperto incarichi al di là delle mie più rosee aspettative. Credo che oltre non posso andare.