19 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Impresa

Sono 162 in meno le aziende biellesi a fine 2014

Il tasso di crescita è fermo a -0,85%, lontano dal +0,51% nazionale. Bene agricoltura, turismo e altri servizi. Un'impresa su cinque è femminile.

BIELLA – L'imprenditoria locale fa il paio con la demografia cittadina: «siamo sempre meno».

Di sicuro il settore non è fuori dalla crisi. Lo dicono i numeri sulla demografia delle imprese 2014 divulgati dalla Camera di commercio. Le 914 nuove iscrizioni a fronte di 1.076 cessazioni ,con un saldo in negativo di -162 unità, ci parlano di un territorio ancora in affanno rispetto al resto Piemonte e d'Italia.

Il tasso di crescita biellese è fermo a -0,85% contro il -0,44% della regione, anch'essa in negativo ma quasi della metà. Il livello di crescita nazionale con il suo tasso positivo dello 0,51%, seppure minimo, appare ancora un miraggio.

«Il 2014 si è concluso con un bilancio in flessione contenuta nel numero di imprese complessivamente registrate. Però il dato è peggiore rispetto a quanto ottenuto dal Piemonte e dall'Italia. Il nostro tessuto imprenditoriale non ha quindi superato le difficoltà della crisi economica, a cui si aggiungono quelle della globalizzazione. Sono anni di cambiamento profondo delle dinamiche economiche e pertanto è indispensabile sostenere le nostre imprese nei processi di avvio e di sviluppo, perché possano cogliere al meglio tutte le opportunità di crescita che il mercato presenta» commenta Andrea Fortolan, Presidente della CCIAA di Biella.

In Italia a fine 2014 sono state censite più di 6milioni di imprese, di queste 447.035 sono piemontesi e 18.857 sono biellesi.

A livello nazionale i settori maggiormente in crescita sono quelli collegati a Attività di alloggio e ristorazione (+10.910 unità), Servizi di supporto alle imprese (9.290) e Commercio (7.544). Al contrario la contrazione tocca manifattura (3.984 unità in meno rispetto al 2013), costruzioni (-7.308 unità) e universo agricolo (-15.742 unità).

I dati generali portano a galla una trasformazione radicale all'interno del tessuto d'impresa in cui i tre settori storici dell'imprenditoria italiana stanno pian piano cedendo il passo a nuove realtà. I comparti principi – primario, secondario e terziario tradizionale – in totale determinano meno del 70% del totale di imprese produttive e segnano un saldo annuale negativo, è solo grazie al terziario avanzato che si riassorbono i dati peggiori e ci si ritrova nel territorio di segno «+».

Biella non si distanzia molto dall'analisi con la sola eccezione della crescita dell'agricoltura  (+0,58%) - che probabilmente qui è meno interessata rispetto ad altre zone dalla variazione di destinazione d'uso dei terreni imperante - crescono infatti turismo (+1,62) e altri servizi (+0,36), mentre diminuiscono d'unità le imprese di costruzione  (-2,90%), commerciali (-2,10%) e industriali in senso stretto (-0,91).

Va notato che al 30 settembre 2014 delle imprese censite in zona 3.765 sono risultate femminili solo il 19,9% a fronte di una predominanza di genere a livello demografico. Dall’analisi per forma giuridica emerge che le imprese femminili si costituiscono prevalentemente sotto forma di imprese individuali (59%) e di società di persone (28%). Le società di capitale guidate da donne rappresentano l’11%, mentre il ricorso alla forma di impresa cooperativa è adottato soltanto dal 2% delle imprenditrici biellesi.

Le imprese femminili biellesi si concentrano soprattutto negli altri servizi (39% del totale) e nel commercio (26%). La presenza negli altri comparti risulta più limitata: 10% nell’industria in senso stretto, 9% sia nel turismo che nell’agricoltura e 2% nelle costruzioni.