18 maggio 2024
Aggiornato 15:30
Terrorismo

«Tunisi, nessuna vittima è biellese»

Il vice-prefetto Garra: «Contattata la Farnesina, a ieri sera, escluso il coinvolgimento di turisti della nostra provincia». Informazioni rassicuranti arrivano anche dall'agenzia di viaggi Scaramuzzi.

BIELLA - Resta di quattro il numero dei biellesi presenti, ieri, a Tunisi, durante il drammatico attentato dentro un museo della capitale che ha portato alla morte di venti persone, quattro delle quali italiane. Le autorità tunisine sono al lavoro per il riconoscimento delle vittime, molte delle quale turisti provenienti da vari paesi europei. La Prefettura di Biella ha affrontato e risolto il caso del marito che aveva nel paese africano moglie e figlia, imbarcati in una crociera della Costa «Fascinosa». Le autorità biellesi hanno quindi collaborato con la Farnesina per accertare che le due biellesi stessero bene. Entrambe si trovavano proprio nei pressi del museo e sulla loro situazione s'erano diffuse in città informazioni drammatiche ma poi rivelatesi infondate.

CROCIERA - Informazioni rassicuranti arrivano dall'agenzia di viaggi Scaramuzzi. «Due nostri clienti erano nella stessa nave - spiegano dagli uffici di via Italia -. Per fortuna però avevano scelto un'altra gita giornaliera e quindi si trovavano da un'altra parte nei drammatici momenti dell'attentato terroristico. Non si sono accorti di nulla e si sono regolarmente imbarcati in serata. Li abbiamo subito contattati. Stavano bene ed erano al sicuro». Secondo molti osservatori è probabile che i biellesi presenti in Tunisia fossero di più, magari proprio a bordo della nave.

PREFETTURA - Nelle difficili ore di ieri il vice-prefetto Davide Garra si è più volte messo in contatto con personale della Farnesina per avere notizie ufficiali: «Per ora non ci sono informazioni di vittime biellesi. Ma le autorità locali insieme con quelle italiane stanno svolgendo il difficile lavoro di riconoscimento delle salme. Compito delicato che prevede prima l'assoluta certezze dall'identità della persona, quindi il contatto con i parenti. Noi interveniamo in presenza di criticità, come la richiesta di aiuto del papa e marito che aveva due familiari di cui non aveva più notizie».