26 aprile 2024
Aggiornato 16:30
L'aperitivo

Martini Cocktail, sei indirizzi a Biella per andare a colpo sicuro

Sono mille le declinazioni possibili quando si parla di Dry Martini Cocktail, o di Dry Martini, o di Martini Cocktail. La cultura del bere miscelato non è mai morta in città, e questa mezza dozzina di locali lo confermano.

BIELLA - Sono mille le declinazioni possibili quando si parla di Dry Martini Cocktail, o di Dry Martini, o di Martini Cocktail. Anche la terminologia sarebbe discutibile, ma non la storia e non il sapore, la sensazione di profonda pulizia del gusto che ti da un Martini, quello fatto bene, proprio quello che quando lo avvicini alle labbra ammicca, illudendoti, facendoti immaginare scenari certi, nitidi; si! Uno è poco, due sembrano pochi, tre sono troppi, siamo d'accordo. E poi? Oliva verde o scorza di limone? Caro Bond, è questione di gusti a quel punto.

CHE COS'E IL GIN - Il Gin è un distillato di cereali, in prevalenza : malto, granoturco e segale. Viene aromatizzato con erbe, bacche e spezie dette botanicals : bacche di ginepro, semi di coriandolo, corteccia di cassia, radici di angelica, radici di zenzero, semi di cardamono, polvere di rizoma di giaggiolo, rami di liquirizia, scorza di limone e di arancia, mandorla, grani del paradiso ed altro ancora.

CHE COS'E IL VERMUT - Scritto così può far sensazione, ma essendo il Vermut nato a Torino si può scrivere anche così, inteso dalla seconda metà del 1700 come un vino liquoroso aromatizzato, un prodotto derivato dal vino bianco di gradazione alcolica non inferiore al 14,5% e non superiore al 21% in volume, composto da almeno il 75% di vino bianco dolcificato ed aromatizzato. Anche la percentuale di zucchero è regolamentata, ma varia, come la gradazione alcolica, a seconda del tipo di vermut. 

STORIA E COMPOSIZIONE  - Si narra del solito barman italiano sbarcato a New York da una delle tante spedizioni, tante, tristi e speranzose immigrazioni, ricche di immaginazione e di creatività tutta italiana. Prima decade del 1900, comunque sia il riferimento è la grande mela, che però qui non entra in nessuna ricetta o variante. Ma andiamo al banco con Francesca: prendere una coppa da Martini e riempirla di cubetti di ghiaccio in modo da raffreddarne le pareti e farla restare molto fredda durante tutta la preparazione del cocktail, poi riempire anche un mixing glass di cubetti di ghiaccio. Eliminare l'acqua in eccesso dal mixing glass. Aromatizzare il ghiaccio aggiungendo 1 cl di Vermut dry nel mixing glass, mescolando bene. Eliminare i cubetti di ghiaccio dalla coppa Martini una volta portata a temperatura. Versare il vermut nella coppa martini filtrandolo dal ghiaccio. Ripetere l'aromatizzazione del ghiaccio rimasto nel mixing glass, questa volta con 6 cl di gin. Versare il gin nella coppa martini , sempre filtrandolo dal ghiaccio. Spremere leggermente l'olio di un pezzo di scorza di limone sopra il cocktail. A questo l'aggiunta di un oliva verde diventa soggettiva. Per esempio averne tre a fianco, aromatizzate del medesimo cocktail, praticamente marinate, rappresenta una finezza rara.

HEMINGWAY I SUPPOSE - Alla fine, è la percentuale di sensazione di Vermut quella che fa la differenza, e dipende molto, a quel punto, anche da che Vermut usiamo, da quelli più industriali a quelli più confidenziali, artigianali o di gran marca che riempiono la bocca ancor prima di un oliva. Noilly Prat o Martini Dry, ma molto altro ancora, però è la percezione di questo elemento (correttore) che contraddistingue il palato del vero bevitore di Dry Martini, a partire da uno dei primi testimonial, il solito Hemingway, che lo voleva molto secco, in rapporto 1 a 9, o anche di più in caso Martini Montgomery, in onore del Generale  britannico, che secondo i maligni, andava e vinceva in battaglia solo se le forze in campo fossero state messe di fronte in proporzioni di 16 a 1. Molto secco il Martini, molto longevo il generale, morto a 90 anni.

MARTINI IN CITTÀ - Rifacendo un giro a piedi per il centro si potrebbe cominciare dal Glamour, molto in centro, dove oltre ad un buon Martini anche la qualità e la varietà degli stuzzichini vale la sosta, anche in tarda mattinata. Bene anche al Vergnano 1822, locale rinnovato da tempo, ma freschissimo come la coppa Martini, circondati da bella gente arrivata per motivi diversi a condividere uno spazio luminoso e polivalente. Il Rinald, insegna storica, e dove ancora oggi la riga di bottiglie di gin evoca momenti gloriosi, ma che continua a promettere bevute clamorose. Nel tardo pomeriggio, perché prima sono chiusi, un giro At Home, dove le luci si smorzano, gli stuzzichini diventano un menù degustazione, e i Martini, inizialmente gustati nei proverbiali tre sorsi, porteranno inevitabilmente ad accomodarsi sui divani. L'Alchimista, lo dice la parola stessa, e poi quella bottiglia di Tanqueray ten appesa per il collo non sarà certo stata impiccata li per caso. E allargandosi fuori città, dalla sorprendente Francesca del Shock Cafè, a Vigliano, in un'atmosfera soft confidenziale, con un sotto fondo Virgin Radio, dove verificare se è vero, come è vero, che il gin potrebbe conservare tutto, tranne i segreti. O ancora, ahimè citandomi dall'introduzione del mio primo libro etilico, per non ricorrere troppo alle citazioni degli altri «la percentuale di barman convinti di saper fare un eccellente Martini Cocktail è pari alla percentuale delle ragazze convinte di star bene con i jeans a vita bassa».