26 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Donne chef

A Vigevano, all'Oca Ciuca di Fulvia Legnazzi

Cancelliamo le banalità e i luoghi comuni legati alla presunta superiorità tecnica o numerica degli uomini in cucina. Non è vero, le donne chef sono in continuo aumento, e anche quelle manager della ristorazione avanzano

VIGEVANO -  Piazza Ducale, una delle più belle piazze d'Italia. A due passi da questo gioiello architettonico troviamo il singolare locale di Fulvia Legnazzi: L'Oca Ciuca. Fulvia è cuoca autodidatta e dotata di sensibilità rara; annusa l'aria, ascolta i pareri, viaggia per capire ed è poi quindi pronta a cogliere al volo le nuove tendenze, quelle in crescita nella ristorazione di successo, quella ristorazione che va incontro alla clientela senza volergli imporre dogmi o stili difficilmente condivisibili. Questa maniera di gestire la ristorazione la mette poi in pratica con capacità tecnica ormai acquisita e autoironia aggiunta.

L'OCA E I CORTILI - Di qui si parte, dal proprio territorio, dai prodotti che eravamo abituati a vederci girare intorno sin da bambini, negli orti, nei mercati, nei cortili e nella aie, avendo avuto la fortuna di far parte di una generazione che si è costruita un'esperienza di vita partendo da un polveroso cortile ghiaiato. Si, la cucina dell'aia, quella delle oche, delle galline e dei conigli, che possono far diventare questa cucina -con l'aiuto indispensabile del maiale- una cucina territoriale devastante per golosità e soddisfazione, unita ai prodotti della terra a chilometro zero, che qui all'Oca Ciuca sono prioritari.

I GRANDI CLASSICI - L'oca prima di tutto, qui, a Vigevano, come a Mortara, come nelle prossimità del vercellese, magari con le verze, oppure modernizzata nella maniera di cucinarla, perché sia un po' più tenera, e quindi più gradita anche alle mascelle di ultima generazione. E poi naturalmente i risotti, che nella bella stagione, qui come nel vercellese, saranno obbligatoriamente declinati nella versione con le rane. E poi i grandi salumi, le altre carni di cortile, le lumache, le paste ripiene, senza dimenticare le verdure a chilometro zero dell'Ort'Antico di Menardo Brayan.

I PANINI PROVOCATORI - Si diceva dell'ironia, perché un pranzo senza un sorriso è come un giorno senza sole, cosa non rara in questa zona, dove almeno le nebbie hanno smesso da qualche anno di affliggere la visibilità delle pianure, ma dove il clima umido e la piovosità non possono comunque distogliere l'attenzione dal fantastico Panino caldo e croccante farcito di prosciutto cotto di Marco d'Oggiono, Camembert e patè d'oca tartufato. E ancora l' Oh? KeKebab, autentico colpo di genio che coniuga una moda venuta da noi da lontano e che qui trova, grazie alla carne d'oca un'alternativa perfino migliore, e anche più sano in termini di grassi rispetto al classico Kebab. Chapal'ti pulaster! New entry! Piadina "chapati" senza lievito, pollo affumicato, peperoni alla curcuma e Cheddar e infine -per ora- l'Hot Doc, fatto con salsiccia d'oca, ovviamente.

I PROGETTI - Si aprono e si chiudono porte, si analizza il mercato, si studiano altre vie per raggiungere un pubblico diverso, e che cambia in funzione delle mode e delle necessità di socializzare: dagli aperitivi prolungati, alla bistromania, al vegetariano più o meno integralista. Fulvia insiste, da imprenditrice oltre che cuoca, coadiuvata dalla figlia; si un'altra donna al timone all'Oca Ciuca e dintorni, con capacità e ironia.