19 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Contenzioso con il Cisas

Tronzano Vercellese, dalle parole ai fatti

Il Comune ritiene infondata la richiesta di oltre 49 mila euro avanzata dal Cisas. Le carte ora passano in mano agli avvocati

TRONZANO VERCELLESE - «Ingiustificata e indebita», così viene definita dall'amministrazione comunale tronzanese la richiesta di oltre 49 mila euro da parte del Cisas. L'ingiunzione fiscale era arrivata in municipio lunedì 27 aprile e fin da subito il sindaco Andrea Chemello aveva dichiarato l'intenzione di opporsi per diversi motivi. A cominciare dal fatto che Tronzano Vercellese non faceva più parte del Consorzio. Dagli annunci si è passati ai fatti.

LA DECISIONE - La Giunta ha emanato un atto, affidando a un legale la difesa della posizione tronzanese. Sono stati confermati i presupposti a sostegno della decisione a opporsi. Tra questi viene citata la comunicazione fatta dal Cisas ai suoi assistiti tronzanesi, con la quale veniva annunciato che dal 1 luglio 2014 non sarebbero più state eseguite le prestazioni erogate fino ad allora. Da ciò, secondo il l'amministrazione comunale tronzanese, «il Cisas ha implicitamente preso atto del recesso del Comune di Tronzano Vercellese riconoscendone la legittimità. Solo continuando a rendere disponibile il servizio per il Comune di Tronzano Vercellese il Cisas avrebbe agito in coerenza con lo statuto consortile; sospendendo il servizio ha riconosciuto valide le ragioni del Comune che giustificano la deroga allo statuto stesso». La volontà del Comune di recedere dal Consorzio era stata comunicata alla fine del 2013, nei termini previsti dal regolamento consortile. A partire dal 1 luglio 2014, Tronzano Vercellese non avrebbe più fatto parte del Cisas. Secondo il Comune tronzanese, inoltre, questa decisione non avrebbe arrecato alcun danno al Cisas. Il Comune si era impegnato a pagare le prestazioni svolte dal Consorzio fino al 30 giugno 2014, ultimo giorno associativo. Dal giorno successivo, non risultando più erogati i servizi, l'amministrazione comunale ha ritenuto che nulla più fosse dovuto. La rappresentanza e la difesa legale è stata affidata agli avvocati Donatella Finiguerra e Elena Giraud di Torino, con domiciliazione nello studio dell'avvocato Mario Cometti di Vercelli.