19 marzo 2024
Aggiornato 04:00
Nucleare

Nel Vercellese trasporti nucleari costosi e rischiosi

La mancata realizzazione di un deposito nazionale, per Legambiente e Pro Natura comporterà il ritorno delle scorie radioattive nel Vercellese

VERCELLI - Indebiti, indebitamente rischiosi e indebitamente costosi. Legambiente e Pro Natura del Vercellese hanno commentato così il trasporto delle scorie nucleari da Trino a La Hague, in Francia, avvenuto a fine giugno. Per le associazioni ambientalisti questi trasporti sono da considerare indebiti perché «se lo Stato e le istituzioni avessero rispettato le leggi dello Stato, dalla fine del 2008 in Italia sarebbe stato disponibile il deposito nazionale». Le barre di combustibile della centrale nucleare di Trino in questo caso sarebbero state portate in questa località «senza alcun bisogno di essere inviate al riprocessamento in Francia».

RISCHI E COSTI - In merito ai rischi, Legambiente e Pro Natura fanno notare che «se lo Stato, la Regione e i Comuni rispettassero le leggi europee, nazionali e regionali, e informassero quindi preventivamente i cittadini che rischiano di essere interessati da un'emergenza durante il trasporto nucleare, il rischio di conseguenze in caso di un effettivo incidente sarebbe certamente inferiore. Per legge questa informazione preventiva deve essere fornita ai cittadini senza che loro debbano chiederla. Purtroppo anche questa volta il trasporto è avvenuto senza che l'informazione preventiva sul comportamento da tenere in caso di eventuale emergenza fosse stata fornita». Gli stessi costi dei trasporti nucleari di andata a La Hague e di ritorno, oltre a quello pagato ad Areva per il riprocessamento per il recupero del plutonio, potevano essere evitati. Sarebbe stato sufficiente «realizzare, entro la fine del 2008, il deposito nazionale nei tempi previsti dalla legge 368 del 2003».

TRINO E SALUGGIA - Legambiente e Pro Natura si pongono poi la domanda sul perché, la Francia, abbia ripreso ad accettare le barre di combustibile nucleare italiane. «La Francia - scrivono - aveva sospeso il ricevimento delle barre di combustibile in quanto l'Italia non offriva sufficienti garanzie di essere in grado di riprendere indietro le scorie radioattive generate dal riprocessamento, a causa della perdurante mancanza di un deposito nucleare nazionale». Secondo le due associazioni a convincere i francesi sarebbe stata «l'autorizzazione ottenuta da Sogin per realizzare depositi nucleari in piena regola, definiti temporanei, ma senza scadenza, sia a Trino che a Saluggia, dove la costruzione è addirittura già iniziata. In altre parole, sono i nuovi depositi nucleari di Trino e di Saluggia a fare da garanzia per la Francia. Prepariamoci, quindi, a essere la destinazione anche degli indebiti, rischiosi e costosi trasporti nucleari di ritorno e a tenerci poi i materiali radioattivi in questi siti a rischio».