19 aprile 2024
Aggiornato 22:00
Biella domani

I falegnami del futuro vi aspettano al «FabLab»

Si chiamano «maker». Sono due ingegneri: Emanuele Gritti e Diego Massarotto, e raccontano la loro storia tra frese e stampanti 3D.

BIELLA - Due ingegneri trentenni. Macchinari di ultima generazione dal punto di vista tecnologico. E una filosofia che guarda avanti volendo recuperare il passato. Il meglio del passato. Sono sostanzialmente questi gli ingredienti di un «FabLab», che genericamente indica una fabbrica-laboratorio. Roba da artigiani, ma 2.0. «Nella nostra società abbiamo perso ogni capacità manuale. Per secoli le persone si sono costruite, da sole, quasi tutto ciò occorreva per vivere. Oggi non è più così. Tutto quello che ci serve lo compriamo, spesso perché costa poco o pochissimo e, se si rompe, può quindi essere facilmente sostituibile andando al supermercato sotto casa». Questo il quadro culturale che dipinge Emanuele Gritti, milanese e uno dei fondatori del «FabLab Biella» nato a fianco a SellaLab, lungo via Corradiono Sella, negli spazi che hanno visto nascere l'industria tessile biellese e quindi accompagnare il vorticoso processo della prima rivoluzione industriale.

IL MIO LAVORO – «E' suggestivo aver creato questo spazio qui – aggiunge Gritti, pantaloni corti, maglietta bianca, mentre osserva gli strumenti del laboratorio -. Si lavora in un ambiente dall'atmosfera incredibile. I muri trasudano storia. La filosofia dei 'maker' è cercare di riappropriarsi di abilità che l'uomo ha dalla notte dei tempi. Inoltre c'è un discorso economico. Qui è possibile realizzare oggetti e progetti a bassissimo costo. Non c'è alcuna idea di tornare indietro all'età della pietra, solo di guardare avanti in modo diverso rispetto a certe imposizioni del mercato. E cioè partendo dalle nostre capacità personali, che ovviamente vanno affiancate alle conoscenze tecnologiche della nostra epoca. Ecco perché in estrema sintesi possiamo dire che un 'maker' che lavora in un 'FabLab' è un artigiano, che sa usare le tecnologie. Il nostro laboratorio pulsa innovazione anche se usa alcuni strumenti tradizionali come la fresa a controllo numerico. Ma la stampante 3D è quando ti più moderno ci possa essere. Credo che la nostra sia l'unica a Biella, privati esclusi. Ed è accessibile a tutti».

FAB E SELLA – Lo spazio «FabLab» in «SellaLab» è gestito da Gritti e da Diego Massarotto, anche lui ingegnere, originario di Roasio, trentenne. Il prossimo ottobre lo spazio compirà un anno di vita, dopo una gestazione lunga. A credere subito nell'idea, l'amministratore delegato Pietro Sella, a cui fu prospettata nel corso dell'inaugurazone dello spazio. Oggi le persone che gravitano nel «FabLab Biella» sono oltre cinquanta. E oltre cinquanta sono le iniziative svolte nel corso dei dodici mesi a favore di professionisti, studenti e lavoratori.

LE ORIGINI – «La filosofia dei 'maker' arriva dall'America - aggiunge ancora Gritti -. Precisamente all'università 'Mit' di Boston. E precisamente da un professore universitario che pensò di dare opportunità concrete ai propri studenti per realizzare e sviluppare le conoscenze e le competenze tecnologiche acquisite. Parliamo dei primi anni del secolo. Dentro questa visione del mondo c'è anche un'idea di bello, che sta nella diversità e unicità degli oggetti prodotti. Come dire, un certo culto dell’eccellenza. L'opposto ovviamente delle produzioni industriali in serie, nelle quali tutto è uguale».
«Nel nostro lavoro la manualità conta quanto la progettazione. Un 'maker' non è per forza laureato. Anche se certi studi scientifici possono aiutare in termini di approccio ai progetti. Certo sento molto spesso tanta diffidenza verso la matematica, soprattutto tra i più giovani - dice Gritti -. Una cosa molto italiana... Fabbricare un bicchiere o una tavola da skate richiede un'idea di base e poi una fase di sperimentazione, che deve contemplare la possibilità di fare degli errori. Si progetta con il computer, si realizza un file e poi si procede con la stampante in 3D».

IL SEGRETO – «Nei nostri incontri spesso parliamo e presentiamo 'Arduino' - conclude Gritti -. Si tratta di una semplice scheda di programmazione basata su software open e questa è la sua forza. E' la base per programmare un po' di tutto. Da un telecomando ad un irrigatore passando per un impianto antifurto. Costa solo una ventina di euro. In potenza contiene tutto ciò che serve. Ma per usarla servono competenze tecnologiche e saper fare». Servono un «maker» e un «FabLab».