28 marzo 2024
Aggiornato 19:30
Immigrazione

A Biella il primo campo di lavoro forzato per profughi?

La Protezione civile si propone per l'accoglienza ma oltre ai 35 euro vuole che gli ospiti lavorino. I richiedenti asilo però non possono lavorare per i primi 6 mesi da quando hanno presentato la domanda di protezione (poi possono essere assunti regolarmente), e i lavori di pubblica utilità sono una pena che può essere applicata ad imputati volontari. Altrimenti si parla di lavoro coatto

BIELLA – Non solo cooperative e onlus, l'affare profughi fa gola anche alla Protezione civile della provincia di Biella che però ha chiarito: oltre ai 35 euro pro capite vuole che i migranti lavorino e motoseghe alla mano affianchino le squadre di volontari durante gli interventi.

I SERVIZI OFFERTI - Gli immigrati sarebbero alloggiati nella vecchia caserma dei Vigili del fuoco di via Gersen, oggi sede della Protezione civile e ai richiedenti asilo verrebbero offerti vari servizi come cibo, wifi, sala ricreativa con tv, un corso di italiano, l'addestramento all'uso delle motoseghe e un'assicurazione, ha spiegato il coordinatore della Protezione civile Gianni Bruzzese. Del progetto è stata informata anche la Prefettura, che gestisce i bandi per l'accoglienza, e secondo quanto riferito a La Stampa di Biella dal presidente della Provincia Emanuele Ramella Pralungo: «La Prefettura è pronta a interrogare il mistero dell’Interno per comprendere con quali modalità la Protezione civile può aderire al bando».

LAVORO COATTO? - Un punto dolente del meritorio progetto potrebbe essere proprio nel suo punto di forza: il lavoro. I richiedenti asilo infatti non possono lavorare per i primi 6 mesi da quando hanno presentato la domanda di protezione come rifugiato (dopo possono essere assunti con regolari contratti di lavoro), e i lavori di pubblica utilità sono una pena che può essere applicata solo ad imputati di reati, che ne facciano espressa richiesta al giudice. Altrimenti si parla di lavoro coatto o di campi di lavoro forzato. Le organizzazioni che aderiscono ai bandi per l'accoglienza non possono selezionare i profughi, mentre in questo caso la Protezione civile dovrebbe poter scegliere di «arruolare» solo migranti che scelgano di prestare volontariamente le loro opere.