19 aprile 2024
Aggiornato 03:30
Il ricordo

Franco Perazio, maestro di vita con la metafora del rally

«Non guardare mai la macchina degli altri, tu tira dritto». Ecco un pensiero per l'amato pilota recentemente scomparso, da parte del giornalista Roberto Mostini. Poche parole, metafore di una vita vissuta superando i propri limiti.

BIELLA - Pubblichiamo il ricordo del campione di rally Franco Perazio, dalla penna dell'amico e giornalista Roberto Mostini.

«Rischia, rischia»
Attaccato al roll bar di quella strana  Lancia Beta due porte amaranto non potevo capire cosa intendesse Renato Genova rivolgendosi di sguardo e di voce a Franco Perazio quando gli disse: «Rischia, rischia».
Navigatore e pilota che ti portano, che vuoi di più a 17 anni? Vuoi far domande? Volevi la Stratos? Non di domenica, e comunque non ci potevi star dentro insieme a quei due, se pur magro.
Guardavo, ascoltavo, imparavo, assorbivo dai maestri. Non avevo neppure la patente, ne' per guidare un'auto così, ne' per scrivere su un giornale. Cominciai ad apprendere quelle due maniere di vivere in un solo pomeriggio, in una domenica d'autunno vissuta con gli occhi sbarrati che compresero molto velocemente  che tra Biella e Varese bastavano 50 minuti d'orologio, da stadio a stadio, lungo una statale.
Ah, si, quella Biellese Meraviglia valeva la pena di essere rincorsa,  sul filo dell'Eco che andava oltre la regione e rischiò perfino una B.

Quell'Eco mi consentì di andare oltre Biella
A Cossato un incrocio. C'erano macchine. Un semaforo non proprio verde, ma si faceva tardi. «Rischia, rischia», disse quasi sbadigliando il Genova, leggendo non le note ma il quotidiano che aveva per le mani dopo il caffè. 
«Roby -  mi disse Franco - non spaventarti, stai calmo, i pazzi sembriamo noi, tu non guardare mai la macchina degli altri, tu tira dritto; perché se guardi la macchina che stai sorpassando non farai altro che andare nella sua direzione, e infine la colpirai invece di superarla. Guarda oltre ragazzo. Se tu impari a guidare e guardare nella tua direzione andrai dove vorrai, e non dove ti vorrebbero portare gli altri». 

Maestro. Franco
Non importa frequentarli troppo i maestri, anzi meglio poco, così il segno resta meglio inciso. Renato, pure lui, che una telefonata in una notte di pre Rally nella tipografia di via Marconi mi fece capire tramite un altro mio Grande Maestro di nome Sebastio, che la notizia non va bruciata come la benzina, ma gestita.
Grazie, indimenticabili tutti.
Roberto Mostini