29 marzo 2024
Aggiornato 08:00
Lavoro

Tessili, dopo vent'anni, scatta lo sciopero per il contratto

Niente accordo sul rinnovo. Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil indicono 8 ore di astensione dal lavoro. Il CCNL interessa 12 mila lavoratori biellesi.

BIELLA – Il Tessile e Abbigliamento torna a scioperare, e lo fa dopo 20 anni. La decisione è stata presa congiuntamente dai sindacati di categoria, Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, in seguito all’assemblea plenaria del 20 ottobre con SMI-Confindustria. L’incontro, a cui si guardava con una moderata fiducia, ha invece segnato la rottura del tavolo negoziale per il rinnovo del contratto scaduto a fine marzo, che riguarda più di 420 mila addetti di cui circa 12 mila impiegati nel distretto biellese.

Salta il rinnovo del contratto 2016-19 e prosegue la «guerra dei 110 euro»
Il rinnovo si è arenato su un contenzioso in discussione da più di 6 mesi, che sottende le posizioni ancora distanti di sindacati e Sistema Moda Italia su salario, produttività e inflazione. Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil hanno richiesto, a piattaforma congiunta, un incremento medio di 110 euro in tre anni sui minimi tabellari, prendendo come parametro base il III° livello Super. L’idea piace poco a Confindustria, soprattutto per quanto concerne il calcolo dell’adeguamento in oggetto. Mentre le parti sindacali continuano a richiedere che l’adeguamento al tasso d’inflazione venga calcolato sui dati annuali di previsione, e che di conseguenza l’aumento in busta paga arrivi subito, SMI vuole passare al cosiddetto «ex post», ovvero ad un calcolo effettuato sui dati reali, possibile solo al termine dell’anno di riferimento, e quindi applicabile solo a posteriori

La voce dei lavoratori
«Il modello proposto con la manifesta volontà delle imprese di non anticipare più l’inflazione sulla base di previsioni, ma di pagarla ex post è del tutto inaccettabile e se non viene tolto dal tavolo è impossibile proseguire la trattativa» affermano i sindacati. Ergo, arriva lo sciopero: 8 ore in tutto, di cui 4 a livello territoriale e 4 a livello nazionale, le cui date verranno rese note nei prossimi giorni

La posizione di SMI-Confindustria sul rinnovo contrattuale
Gli imprenditori dal canto loro sostengono d’aver già anticipato a sufficienza, e puntano a spostare la trattativa su altri piani. Il nodo è sostanzialmente, e ancora, quello della crisi: secondo SMI-Confidustria l’intero settore resta fragile, e non può sostenere ulteriori adeguamenti, se non a fronte di un modello diverso di produttività e flessibilità. Il richiamo diretto è quello agli adeguamenti pari a circa 75 euro già pagati nel 2015 dai datori di lavoro a fronte di un periodo rivelatosi poi in deflazione. Ma non solo, la voce flessibilità chiama in causa la contrattazione di secondo livello e gli aumenti legati alla produttività, oltre alla gestione di ferie e straordinari. Su questi ultimi, ad esempio, Confidustria mira al passaggio dalle tre settimane consecutive alle 2 + 1 da prendere successivamente e al superamento dello straordinario a titolo assolutamente facoltativo.

Cgil, Cisl e Uil: «sì al patto della fabbrica, ma prima rinnovo dei contratti»
E intanto, Cgil Cisl e Uil su base nazionale aprono ad un confronto con Confindustria sui temi della produttività e dei modelli contrattuali. L’invito è arrivato dal «numero uno» di Confindustria Vincenzo Boccia, giusto sabato scorso, dal convegno dei giovani imprenditori. Il presidente degli industriali l’ha chiamato «patto tra gli attori della fabbrica». Tutti d’accordo sulla necessità di un rilancio del manifatturiero, che prenda in esame i rapporti tra competitività e salari, ma i sindacati non mancano di ricordare come il primo passo da fare sia mettere mano al rinnovo dei contratti già scaduti. Il riferimento è diretto ai tessili, che si ritrovano ad punto di rottura sul piano delle trattative, ma non solo: anche i lavoratori di settori come meccanico, grande distribuzione e legno si ritrovano senza un contratto rinnovato.