19 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Biella

Abitare ai margini: gli insegnati biellesi a scuola di integrazione

Hanno aderito in 80 al corso di formazione promosso da Libera Biella, Caritas, I.I.S. Gae Aulenti e Cisv. Il primo appuntamento si è tenuto lunedì 6 marzo.

BIELLA – «La scuola non è un ostacolo da superare bensì lo strumento indispensabile per superare gli ostacoli» Ha esordito così il professor Domenico Chiesa nel suo intervento, lunedì 6 marzo, al primo appuntamento del corso corso di formazione per insegnanti di ogni ordine di scuola «Integrazione e inclusione degli studenti stranieri». Agli incontri, promossi da Libera Biella, Caritas, I.I.S. Gae Aulenti e Cisv hanno aderito 80 insegnanti.

Abitare ai margini
Scrivono gli organizzatori: «Significa stare accanto agli ultimi, cercando di pensare e realizzare, ogni giorno, una scuola che, partendo da ciascuno di loro, sappia sostenere percorsi di liberazione e crescita civile, condivisi, per le persone e per i territori che esse vivono. Significa contribuire a formare «cittadini responsabili», vuol dire, in maniera costante e continua, acquisire sempre nuove competenze, conoscere e promuovere la cultura della convivenza sociale, delle regole del vivere civile, del rispetto, della partecipazione e della responsabilità».

L'educazione interculturale
La presenza di alunni stranieri è un dato ormai strutturale del nostro sistema scolastico. La maggior parte sono figli di immigrati (seconda generazione), ma molti sono i neo arrivati. Si pone per tutti un problema di integrazione e inclusione: temi sui quali la scuola italiana è attraversata da esperienze positive ma anche da preoccupazioni. Alla scuola viene richiesto, in questi anni, uno sforzo educativo aggiuntivo, una educazione interculturale volta ad attrezzare l'attività didattica facendo in modo che la presenza dello «straniero» diventi un’opportunità e un’occasione di cambiamento. L'educazione interculturale, per essere tale, non può limitarsi alla logica della semplice assimilazione, ne tanto meno coltivare solo quella di una «chiusa convivenza» tra comunità etniche differenti, deve invece promuovere percorsi di dialogo, confronto tra culture e apertura a tutte le differenze, favorendo strategie di integrazione degli alunni immigrati, superando le paure e assumendo la conoscenza «dell'altro» come «modello» educativo.

Percorsi di integrazione nella scuola
L'educazione interculturale costituisce lo sfondo da cui prende avvio la titolarità dei diritti e dei doveri di tutte le persone. Di fatto la scuola è il luogo centrale per la costruzione e condivisione di regole comuni. A scuola si esercita una pratica educativa di vita quotidiana basata sul rispetto delle forme democratiche di convivenza e si trasmettono i saperi indispensabili alla formazione della cittadinanza attiva.

Chi sono gli alunni di origine straniera
La presenza di alunni stranieri investe tutti i livelli del sistema scolastico. Essa ha avuto, nel nostro Paese, una forte crescita: da 196.441 alunni nell'anno scolastico 2001/2002 agli 805.800 alunni nel 2014/2015. Rappresentano il 10% della popolazione scolastica ed il 51,7% di loro sono nati in Italia (seconda generazione). La distribuzione per ordine di scuola è la seguente: 10,2% - scuola dell'infanzia; 10,3% - scuola primaria; 9,6% - secondaria di primo grado; 7,0 % - secondaria di secondo grado. Gli alunni nati in Italia e i neo arrivati sono, per certi aspetti, due lati opposti del «pianeta» alunni stranieri. L'esperienza scolastica di uno studente che è stato scolarizzato esclusivamente nelle scuole italiane è senza dubbio diversa da quella di chi è appena arrivato in Italia, soprattutto se adolescente, senza conoscenza della lingua italiana, delle regole, del funzionamento delle scuole, degli stili di insegnamento, a volte molto diversi da quelli del Paese di provenienza. Per gli studenti stranieri nati in Italia l'ostacolo linguistico, che rappresenta uno dei problemi maggiori per l'inserimento in una classe e per il percorso di apprendimento nei primi anni, è quasi sempre superato, anche se per diverse ragioni non assicura uno sviluppo automatico delle competenze linguistiche necessarie al proseguimento degli studi nel secondo ciclo.

Gli studenti invisibili
L'esperienza di questi anni ha messo in evidenza la necessità di prestare attenzione a nuove tipologie di studenti con problematiche interculturali e di integrazione. Il quadro complessivo dei gruppi cui ci si riferisce è il seguente: alunni con cittadinanza non italiana; alunni di seconda generazione; alunni provenienti da altri Paesi che si trovano privi di assistenza e di genitori; alunni figli di coppie miste oppure arrivati per adozione internazionale; alunni rom e sinti. I loro bisogni educativi e didattici sono diversi, non considerarli vuol dire correre il rischio che essi risultino «invisibili» all'interno delle classi. Lo segnala un elevato tasso di dispersione scolastica e di frequenza irregolare. E' risaputo che la partecipazione degli alunni stranieri alla vita della scuola non è un fatto scontato. Non bisogna però ritenere che questi comportamenti derivino esclusivamente da un rifiuto ad integrarsi: accanto a fattori di oggettiva assenza di «educazione/motivazione familiare», vi è infatti una notevole resistenza psicologica verso il processo della scolarizzazione, percepito come «imposizione e minaccia» alla propria identità culturale. Insegnare con alunni stranieri in classe richiede da parte del docente molta flessibilità e disponibilità. A volte, per consolidare l'autostima e la fiducia dello studente nelle proprie capacità di apprendimento, il docente deve impostare percorsi di apprendimento specifici e personalizzati, che tengano conto del retroterra culturale dello studente e di eventuali pregresse esperienze negative e di abbandono.