19 aprile 2024
Aggiornato 02:30
Economia e lavoro

Mezzo milione di voucher per il Biellese

Nel 2016 venduti 555.895 buoni per il lavoro accessorio. Aumento esponenziale in tutta Italia: 115 milioni di ticket da 10 euro staccati nel 2015.

BIELLA – Mentre il Governo galoppa verso il voto per l’abrogazione totale, sui buoni lavoro da 10 euro si moltiplicano le voci discordanti: chi è d’accordo a toglierli di mezzo e chi ne denuncia l’utilità, chi vorrebbe preservarli solo per i privati o solo per l’agricoltura, per preferirebbe andare al referendum. L’unica cosa certa per ora è l’aumento esponenziale dell’utilizzo dei voucher, anche dalle nostre parti.

Mezzo milione di voucher venduti nel Biellese
I numeri arrivano dall’Inps, nel 2016 in provincia sono stati staccati 555.895 voucher. Più di mezzo milione di ticket da 10 euro per il lavoro accessorio che hanno, sì, contribuito a bilanciare i dati sull’occupazione, ma l’hanno fatto a suon di precariato. Se nel Biellese nel 2016 il saldo sull’occupazione è migliorato, va detto però che i contratti a tempo indeterminato sono scesi numericamente di oltre il 30%. Il numero di voucher venduti lo scorso anno nella sola provincia corrisponde all’erogazione complessiva nazionale riferita al 2008, anno in cui i buoni sono entrati in uso.

3mila voucher per l’agricoltura, 269mila riferibili ad «altre attività non classificate»
Da principio le categorie lavorative d’utilizzo erano principalmente agricoltura, lavori domestici e attività connesse a cultura, manifestazioni e turismo, ad oggi i soli dati locali rivelano una realtà assai mutata: nel 2016 i voucher staccati per lavori agricoli sono stati solo 3 mila, poco più di 31 mila quelli per pulizia giardini, 28 mila circa per i lavori domestici, circa 16.500 per manifestazioni e poco più di 55 mila per il turismo. Il resto del «malloppo» si frammenta nelle categoria più disparate, spicca, secondo Cgil un dato su tutti 269.859 voucher riferibili ad «altra attività non classificata», in cui rientra un po’ di tutto, compresa l’industria in senso stretto. E sull’evoluzione dei fatti che si registra in questi giorni la Segretario generale di Biella, Marvi Massazza Gal commenta: «Non basta parlare di modifica di legge da eguire, si devono esprimere Camera e Senato,infine sarà la Corte a decidere se la modifica fatta supera il quesito referendario. La strada è ancora lunga noi continueremo la nostra campagna».

Lo sviluppo normativo del lavoro accessorio
I voucher compaiono nel 2003 con la Riforma Biagi, tra il 2004 e il 2007 il primo testo di legge viene interamente rivisto, senza ancora diventare operativo. L’utilizzo a titolo sperimentale comincia nel 2008, solo per lavori occasionali di studenti, pensionati e brevi prestazioni agricole, come le vendemmie. Tra il 2009 e il 2012 parte l’ampliamento sia delle categorie dei prestatori sia delle attività, in cui rientrano lavoro domestico occasionale, manifestazioni sportive o culturali, commercio, turismo, servizi e agricoltura. Dal 2012 varie le modifiche, tra cui l’eliminazione delle categorie d’interesse, che ha di fatto aperto a tutti. Nel 2013 il Dgl 76 ha tolto dal testo di legge le parole «di natura meramente occasionale», definendo le prestazioni di lavoro accessorio solamente in base al limite economico di legge, senza sindacare sul carattere occasionale e saltuario. Nel 2015 il limite economico è passato da 5mila euro a 7mila euro percepibili annualmente da parte del lavoratore, da uno o più committenti.

Da 500 mila a 115 mln, la scalata dei voucher
Sempre secondo Inps 2008 i buoni venduti a livello nazionale sono stati poco più di mezzo milione, a chiusura 2015 hanno raggiunto quota 115 milioni. L’impennata è arrivata il 2013 e il 2015: i committenti sono raddoppiati (+100%), i prestatori sono cresciuti del +137% e i voucher utilizzati del +142%. La hit-parade dei committenti vede al top alberghi e ristoranti, da servizi alle imprese, commercio al dettaglio, attività ricreative e culturali, sanità e assistenza sociale e commercio all’ingrosso.