19 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Scienza e formazione

A Biella il nuovo distretto del sapere

Biella Cresce presenta il Polo di Potenziamento Cognitivo. Obiettivi: ridurre il numero di bambini con «fatiche d’apprendimento» e cambiare i paradigmi della crescita intellettiva

BIELLA – «Sviluppare il sapere per costruire un futuro migliore», questa la proposta di Biella Cresce per competere nel nuovo mondo con efficacia e successo. Un progetto che parte dai «fondamentali», ovvero dalla didattica e dall’educazione dei piccoli, declinando le tecniche di potenziamento cognitivo non solo ai singoli individui o alle singole classi, ma ad un intero territorio. Insomma l’auspicato futuro migliore potrebbe passare dalla nascita e dalla crescita di un Distretto del Potenziamento Cognitivo, che abbia per casa proprio il Biellese.

Biella Cresce: partner, progetti e obiettivi
L’idea nasce da un progetto pilota che vede protagonisti due giovani biellesi, Valeria Rosso e Rodolfo Cavaliere, insieme ad alcuni partner, tra cui si contano Città Studi, bonprix, Conté Scarpe e Moda, Città di Biella e Fondazione Crb. Partendo da un campus sportivo di soli 5 giorni la pallavolista Valeria e l’ingegnere Rodolfo hanno verificato come in un gruppo di bambini problematici si possano raggiungere miglioramenti sostanziali utilizzando le metodologie corrette. Da qui l’idea di aprire a Biella, in partnership con Città Studi, un primo Polo di Potenziamento Cognitivo, presentato giovedì 20 aprile a palazzo Gromo Losa e destinato a fare da apripista ad una rivoluzione del sapere che investa tutta la comunità. Il timing è breve ed ambizioso: 5 anni. Si comincia con i bambini con difficoltà di apprendimento, e si conta di arrivare a raggiungere 1.000 famiglie biellesi. Il tutto a titolo gratuito, aprendo ai bambini dai tre anni in poi, ai genitori ed ai formatori. Gli obiettivi sono sostanzialmente due: ridurre drasticamente la presenza di bambini con fatiche di apprendimento e con scarse capacità motorie, e ottenere un cambiamento radicale di approccio verso la crescita intellettiva dei più giovani.

Che cos’è il potenziamento cognitivo
A spiegare come ci hanno pensato due relatori d’eccezione: Ernesto Murgio, pediatra e presidente dell’Associazione Internazionale Medici per l’Ambiente, e Daniela Lucangeli ordinario di Psicologia dello Sviluppo all’Università di Padova e vicepresidente dell’accademia Mondiale per la Ricerca sui Disturbi dell’Apprendimento. Per cominciare va chiarito che le tecniche di potenziamento cognitivo non sono una sperimentazione, ma esistono da vent’anni. Alla base della disciplina sta un principio fondamentale, i disturbi dell’apprendimento, che negli ultimi anni sono aumentati in modo vertiginoso, non sono genetici: «Il DNA è uguale al 90% per tutti noi – ha chiarito Ernesto Murgio – la differenza la fanno le reti neuronali, che si formano nel bambino durante gli ultimi mesi di gestazione e nei primi due anni di vita. Non si parla di genetica ma di epigenetica, di qualcosa che non viene ereditato ma si forma anche sotto l’influenza dell’ambiente esterno». Gli agenti esterni hanno influenze positive, basti pensare al potere della musica, che aiuta ad armonizzare le reti neuronali, così come negative, vedere alla voce pesticidi in catena alimentare.

Come battere i disturbi dell’apprendimento
Ne segue che molti disturbi, da quelli dell’apprendimento fino a casi di obesità infantile, sono frutto di agenti esterni modificali, e quindi si possono cancellare. Bisogna però fare le scelte giuste, con approcci che riguardano in primis sviluppo motorio, sviluppo delle capacità matematiche, della socialità e della coscienza del sé. Daniela Lucangeli, una delle massime esperte nel settore a livello mondiale, declina il potenziamento cognitivo attraverso interessanti contaminazioni con il valore dell’empatia, del conforto, della gioia e dell’amore. Sembra impossibile ma sono tutti parametri misurabili scientificamente, a dimostrazione che corpo, mente e anima alla fin fine sono una cosa sola.