25 aprile 2024
Aggiornato 07:30
Economia & LifeStyle

Vivi a Biella? Meglio se ti trasferisci in Emilia

Il capoluogo slitta al numero 64 nella classifica annuale sulla qualità della vita delle province italiane de «Il Sole 24 Ore».

BIELLA - «Il denaro non è tutto... ma aiuta». Un vecchio adagio che comincia a fare acqua: almeno secondo le statistiche. «Vivi a Biella? Magari hai anche un tenore di vita sopra la media dal punto di vista economico, ma se vuoi stare davvero bene, meglio che ti trasferisci in Emilia Romagna».

Questo ci dice la classifica annuale sulla qualità della vita 2014 stilata da Il Sole 24 Ore. Secondo i dati raccolti dall'autorevole quotidiano economico sul campione delle 107 province italiane, la città migliore dove vivere è Ravenna, Biella è solo al numero 64.

Perdiamo due posizioni rispetto allo scorso anno, niente di troppo nuovo sotto il sole – sarebbe meglio dire sotto la pioggia, visto che nello studio siamo messi male anche sul fronte climatico – ma colpisce come a una posizione generale nella seconda parte del «tabellone Italia», si raffronti un 4° posto Biella in quanto a tenore di vita.

Facendo un raffronto di base le due province, Biella e Ravenna non sono poi così diverse: il numero degli abitanti è pressoché lo stesso, così come il tasso medio di imprenditorialità - anche a livello giovanile - e le quote di esportazione, solo tre i punti percentuali di differenza sul numero degli occupati (Biella 63% - Ravenna 66%). Dove sta, dunque, la differenza tra il modello ravennate - e quello emiliano in genere che piazza altre tre città nelle prime dieci - e quello biellese?

Più ricchi ma meno felici? Oppure meno invitanti. Abbiamo pensioni medie rispettabili (1.095,00 Euro al mese), consumi per famiglia doppi rispetto a fanalini di coda della classifica come Agrigento, un valore aggiunto pro-capite da quarti assoluti, superiore a quello di tutte le altre città piemontesi e vicino alle quote di Aosta, ricca seconda classificata, però scarseggiamo in attrattive e servizi fondamentali per rendere il Biellese appetibile per nuove imprese e nuove famiglie e meno suscettibile a flussi migratori da parte dei giovani.

Per il «tempo libero» che mette in campo ristoranti, cinema, sport, librerie, ed anche copertura della banda extra-larga siamo solo al 76° posto, penultimi in Piemonte e calati a picco dal 2013, quando coprivamo ancora la posizione numero 42. Nei servizi a fronte della solita Ravenna prima assoluta, noi siamo solo al numero 55, con un onorevole numero di posti negli asili nido ma pochi nuovi nati, una buona capacità nello smaltimento delle cause civili, ma dati sconfortanti per la sanità con una migrazione ospedaliera decisamente alta. In quanto ad aspettativa di vita Biella è nella media, ma non eccelle, scarso il numero medio di anni di studio pro-capite (sono nove), trend negativo sul numero di giovani under 25 residenti, ed anche sul numero degli immigrati stranieri, mentre ci si piazza sempre bene con i divorzi.

Insomma Biella resta ricca, almeno sulla carta, ma scema la voglia di vivere ed investire qui, lo dimostra in primis un mercato immobiliare tutt'altro che brillante con un prezzo medio al metro quadro di 1.550 euro (contro i 2.450 di Aosta e i 2.100 di Cuneo, per esempio).

Forse tutta quella ricchezza che risulta nei grafici è frutto prima di tutto della nota parsimonia piemontese ed anche di una manciata di famiglie che continuano a fare la differenza, mentre per tutti gli altri il vento del cambiamento, purtroppo, soffia già da un po'.