1 maggio 2024
Aggiornato 23:00
Mangiare fuori

A Cavaglià, all'Oca Bianca di Paolo Mazzia

La tradizione rispettata e riportata in tavola tale e quale in un ambiente caloroso, e dove la cantina sorprenderà anche i bevitori più esperti.

CAVAGLIÀ - L'Osteria dell'Oca Bianca, giusto di fronte alla chiesa del centro del paese, Cavaglià, a cinque minuti dal casello autostradale di Santhià, a metà strada tra Torino e Milano. Magari proprio in una fredda giornata che invita ad avvicinarsi ad un caminetto acceso ed a una cucina concreta e riconoscibile come quella della propria nonna, come quella di Monica e Paolo Mazzia.

LE SPECIALITÀ - Trattoria con menù recitato a voce e informazioni sommarie riportate alla lavagna, ma alla fine quel che conta e che tutto quello che ci si può immaginare di essenziale in una trattoria piemontese qui c'è, ed anche ben fatto. Vitello tonnato, insalata russa, giardiniera e salumi di varia origine; e poi polenta e robiola, tagliolini con vari condimenti, ottimi plin, trippa, brasato, dolci classici e un gelato che Paolo fa con la ricetta della nonna: da non perdere.

UN RICORDO - Molti in città - a Biella - ricorderanno un ristoratore che fece epoca. Come molti giocatori fuori classe inseriti in squadre modeste furono talmente superiori da potersi permettere di fare reparto da soli. Si chiamava Piero Mina, in arte Pierre. Personaggio contraddittorio che lasciò il segno in diverse maniere,  qui mi va di ricordare non le sue bizzarrie ma solo un paio di locali da lui gestiti, locali che alzarono di molto il livello della ristorazione di Biella negli anni '80 e '90. Uno si chiamava Chez Pierre, e l'altro Premier Cru. Alle spalle dell'istrionico Pierino ci fu in diversi momenti proprio Paolo Mazzia, a governare la cucina ed a osservare come si potesse gestire un locale di successo, a partire non dalla cucina ma da una cantina formidabile.

ROMANEE CONTI & PETRUS - Certi insegnamenti è giusto apprenderli, conservarli in un cassetto della mente e metterli a frutto quando se ne presenterà l'occasione, e Paolo si ricordò bene di quelle etichette esclusive di vini francesi, Bordolesi o di Borgogna, ma comunque solo il top, insieme alle etichette più gettonate della nostra Penisola. Si, qui la carta dei vini è imponente, ma non è lecito immaginare quanto senza aver letto la lista dei vini o visitato con calma le cantine. E allora, dopo avere letto delle verticali di Gaja, Masseto, Sassicaia, Monfortino e di molte tra le più note etichette italiane, ecco i più costosi vini di Francia, suddivisi in due cantine. Quasi mai vista un'onesta trattoria con una cantina che contiene più di 7000 bottiglie, quasi tutte di pregio, o addirittura eccezionali, fino ad arrivare ad una Romanée Conti 2005 del valore che va ben oltre i 10.000 euro, a bottiglia.