18 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Per la Lega Nord una vera riforma dovrebbe partire dalla didattica

Simonetti: «Renzi confessi che per i precari non ha le coperture»

Il decreto legge per la Riforma della scuola ha perso la sua urgenza ed è diventato un disegno di legge. L'On. Roberto Simonetti della Lega Nord è intervenuto ai microfoni di DiariodelWeb.it per spiegarci cosa chiedono i leghisti al governo Renzi.

ROMA – Il decreto legge per la Riforma della scuola ha perso la sua urgenza ed è diventato un disegno di legge. I grillini del M5S ritengono che dietro questo improvviso cambiamento si nasconda il tentativo di un temporeggiamento da parte del premier, che non possiede i fondi necessari per la riforma. La Lega Nord, invece, vede le cose diversamente: ai microfoni di DiariodelWeb.it è intervenuto l'On. Roberto Simonetti della Commissione Cultura.

Cosa ne pensate della Riforma della Scuola promessa e propagandata dal governo Renzi?
«Mi piacerebbe darle una risposta più precisa, ma non conosciamo ancora in dettaglio le proposte del governo. Abbiamo ricevuto semplicemente una brochure, nella quale sono contenute delle linee generali. Quello che però salta all'occhio è che non mi sembra ci sia in ballo una vera e propria riforma che comprenda cambiamenti importanti anche a livello didattico, ma coincide piuttosto e più semplicemente con l'obiettivo principale di regolamentare la posizione dei 150mila insegnanti precari nel nostro paese.»

La decisione di Matteo Renzi di trasformare il decreto legge, inizialmente previsto per la riforma della scuola, in un disegno di legge può essere interpretata come una strategia del premier per prendere tempo sulla questione?
«Secondo me ci sono due letture possibili e da considerare. La prima osservazione da rilevare è che effettivamente la materia è spinosa, e svolgerla per decreto non sarebbe stato opportuno dal punto di vista politico. Non mi sembra ci sia questa grande urgenza di modificare la scuola, visto che la questione va avanti da vent'anni. Dall'altra parte però a pensar male, come diceva Andreotti, si fa peccato ma ci si azzecca: Renzi ha evitato una brutta figura convertendo il decreto in un disegno di legge, che è anche uno strumento più adatto alla materia.»

Ma la regolamentazione dei 150mila precari non rischia di saltare con un disegno di legge che potrebbe protrarsi nel tempo?
«Questo è un problema che non è mio, ma di chi ha creato un pachiderma statale tale che fa di tutto tranne che muoversi nella logica di una riduzione della spesa pubblica.»

Ma lo stato ha i soldi per questa riforma della scuola e per sistemare finalmente questi 150mila precari?
«La legge di stabilità 2015 ha ponderato i conti con questi costi in uscita, ma la somma algebrica per far tornare i conti di questa maggiore spesa sono stati i tagli agli enti locali: per esempio un miliardo alle province e quattro miliardi alle Regioni.»

E' la solita coperta troppo corta?
«Diciamo che non c'è quasi più la coperta: è tutta sfilacciata e ha molti buchi.»

Mentre per quanto riguarda la didattica, condividete il progetto di puntare di più sull'inglese e la storia dell'arte lasciando indietro l'informatica?
«Dalla brochure che mi è stata data in Commissione non appariva niente di tutto ciò. Il testo non c'è ancora, mezz'ora fa sono uscito dalla Commissione e non era ancora disponibile.»

La Lega cosa chiede al governo, cosa vi aspettate dalla Riforma della scuola?
«Innanzitutto che ci fosse una regionalizzazione delle assunzioni. Non si tratta di un problema ideologico, ma estremamente reale. Il punto centrale non è il luogo di nascita, ma il luogo di residenza dell'insegnante a cui è stata affidata la cattedra: se il professore risiede in un comune del Centro o del Sud e lavora al Nord si creano delle situazioni difficili, che in molti casi coincidono con supplenze perenni che ledono al processo formativo delle classi stesse. Anche su La Stampa c'é stata una grandissima polemica a Torino per la suddetta questione, diventata insostenibile anche per le amministrazioni del centrosinistra.»