24 aprile 2024
Aggiornato 15:00
Ambiente

A Roppolo una delle 9 Bandiere verdi della Carovana delle Alpi di Legambiente

In particolare l'associazione ambientalista ha voluto premiare l'impegno dell'Associazione di promozione sociale «ColtiViViamo», «per aver avviato un'attività di recupero ambientale e utilità sociale nel rispetto dell'ambiente e delle tradizioni»

ROPPOLO – Roppolo si aggiudica una delle tre Bandiere Verdi assegnate al Piemonte dalla Carovana delle Alpi di Legambiente per il 2015. Il comune biellese, con quelli di Cantalupa (Torino), Mombracco (Cuneo), sono stati segnalati dal Cigno Verde fra le 9 località più virtuose d'Italia, «che vivono la montagna senza sfruttarla e, anzi, valorizzandone aspetti e caratteristiche peculiari, spesso accompagnate da attività innovative e tecnologicamente avanzate in campo energetico o dell’economia circolare». In particolare a Roppolo l'associazione ambientalista ha voluto premiare l'impegno dell'Associazione di promozione sociale «ColtiViViamo», «per aver avviato un'attività di recupero ambientale e utilità sociale nel rispetto dell'ambiente e delle tradizioni». Bandiera nera invece ad Argentera (Cuneo) «a causa del progetto di costruzione di 40 chilometri di nuove piste e altre attività ritenute impattanti dagli ambientalisti».

SULLE ALPI ITALIANE LUCI E OMBRE - La Carovana delle Alpi è l'iniziativa di Legambiente che ogni anno monitora lo stato di salute dell'arco alpino del Belpaese. «Il dossier di Carovana delle Alpi 2015 mostra un panorama a luci ed ombre. Certamente continuare a investire in nuove colate di cemento e in altre grandi infrastrutture stradali per aumentare l'attrattività turistica corrisponde ad una ipotesi di sviluppo obsoleta, anzi decisamente sorpassata – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - . Non è sfregiando ulteriormente il territorio che potremo rispondere alla attuale crisi economica, ma bensì con una visione più ampia e lungimirante dello sviluppo imprenditoriale montano, con una strategia basata sulla valorizzazione della natura e sul protagonismo delle comunità locali, capaci di creare connessioni tra arte, cultura, tradizioni, ambiente e enogastronomia. Al contrario, applicare il modello consumistico di pianura alle località di montagna può essere doppiamente stupido, perché si perde la specificità su cui sviluppare il rilancio, e soprattutto perché si impedisce alla montagna di fare il suo mestiere di prevenzione rispetto alla sicurezza della pianura (dissesto in primis), per cui il consumo e l'impermeabilizzazione del suolo rappresentano un pessimo affare. Il rilancio della montagna può avvenire con successo grazie all'adozione delle giuste politiche di tutela e all'introduzione delle più moderne tecnologie, come avviene da qualche anno nel settore delle energie rinnovabili, settore nel quale le comunità montane spiccano per efficienza e qualità».