26 aprile 2024
Aggiornato 02:30
Cronaca biellese

Avviata la causa di lavoro per la morte dell'appuntato Cattani

Nel 2000 il militare dell'Arma aveva prestato servizio in Bosnia Herzegovina, in territori contaminati dall'uranio impoverito. Lo scorso febbraio il decesso per un tumore che non gli aveva lasciato scampo

BIELLA - Prima udienza oggi, mercoledì 30 novembre, davanti al giudice del lavoro Liberti, di Biella, della causa che vede i familiari dell'appuntato scelto dei carabinieri, Alberto Cattani, morto lo scorso febbraio di tumore, al Ministero dell'Interno per il riconoscimento dello status di "vittima del servizio".

La storia
Il militare, 45 anni, aveva operato in Bosnia Herzegovina nel 2000, nell'ambito di una missione di pace. Alcuni anni dopo, si era manifestata la malattia che non gli aveva lasciato scampo e pare causata, come per altri prima di lui, dalla contaminazione di quei territori da uranio impoverito. Alberto Cattani aveva avviato la causa di lavoro che questa mattina è stata interrotta, vista la morte della vittima, e riammessa a nome della vedova e del figlio, assistiti dall'avvocato Luca Bertagnolio. Siccome in aula non era presente il rappresentante legale del Ministero dell'Interno, ovvero l'Avvocatura dello Stato, il procedimento è stato rinviato al 30 marzo del 2017 per le notifiche e la discussione.

La novità
Intanto è notizia di questi giorni della sentenza delle Sezioni unite della Cassazione che dà di fatto il là ai risarcimenti nei confronti dei militari che hanno prestato servizio nelle zone a rischio. Per i giudici della Suprema Corte, infatti, ora basterà provare solo l'esposizione all'uranio impoverito e non l'ulteriore nesso causale con la malattia.