29 marzo 2024
Aggiornato 07:30
Ambiente

Biella, il parco Burcina diventa un laboratorio didattico

Il progetto di Alessandro Ramella Pralungo e Felice Piacenza: fare del parco un’aula a cielo aperto che coinvolga i giovani e sensibilizzi le nuove generazioni

BIELLA - «Vogliamo fare della Burcina un laboratorio didattico all’aria aperta. La materia prima c’è ed è a nostra disposizione, basta solo iniziare». Questa l’idea ambiziosa di Alessandro Ramella Pralungo e Felice Piacenza, il primo consigliere da giugno dell'Ente di gestione delle aree protette del Ticino e del Lago Maggiore con delega speciale al parco della Burcina; il secondo che ha deciso di portare avanti la lunga tradizione della famiglia Piacenza e che mira a diventare un punto di riferimento del parco per i giovani e non solo. Li abbiamo incontrati per farci raccontare il loro progetto e i modi in cui lo realizzeranno.

Il vostro punto di partenza è ricreare una connessione fra i biellesi e la Burcina. Qual è la situazione che avete trovato da quando vi occupate della manutenzione del parco?

Alessandro R. P.: «Vogliamo ricreare un tessuto sociale fra il parco e la città e riportare un’idea di Burcina non solo come luogo di svago, ma come patrimonio culturale biellese. Ma prima dobbiamo occuparci della manutenzione del parco. Abbiamo cominciato a salvare piante, inghiaiare le strade e recuperare scorci, lavorando con costanza giorno dopo giorno. Ci stiamo impegnando molto e siamo a buon punto».

Felice P: «L’entusiasmo e le idee ci sono, ma prima gli spazi devono essere a posto. In fondo, sarebbe inutile fare progetti sul futuro se nel presente non abbiamo un parco in buone condizioni».

Qual è il problema che sentite di dover risolvere al più presto? 

Alessandro R. P.: «Al di là delle condizioni, il problema fondamentale del parco è che non offre nessun servizio e di conseguenza le persone non possono percepirne il vero valore. Non mi sento di rimproverare chi viene qua soltanto a passeggiare la domenica. Che cos’altro dovrebbe fare?».

Felice P.: «L’iniziativa deve partire dall’ente: tocca a noi creare dei servizi e metterli a disposizione di tutti se vogliamo riportare l’interesse nelle persone».

Come pensate di ricreare questo interesse verso la Burcina?

Alessandro R.P.: «La grande sfida è quella di aver messo al primo posto la cultura e la didattica, che secondo noi sono i due punti che ci permetteranno di tenere vivo il parco e di tutelarlo realmente. Il nostro principale progetto è quello di rendere la Burcina un vero e proprio laboratorio didattico, ed è già tutto qua, senza bisogno di computer o di altro. Dobbiamo solo renderlo attivo e curarlo costantemente». 

L’idea è ambiziosa. Avete già in mente come realizzarla?

Alessandro R.P.: «Il progetto sarà realizzato in collaborazione con le scuole. Stiamo lavorando per ideare un percorso formativo destinato a tutti, che parta dagli asili e vada fino agli istituti superiori. La nostra idea è quella di un creare un’aula a cielo aperto sempre a disposizione dei ragazzi».

Sembra che abbiate ben in mente il futuro della Burcina che volete. Sul presente, invece, avete qualche altra idea?

Felice P.: «Ci piacerebbe che la Burcina fosse un luogo sempre connesso alla cultura locale, un sito per ospitare eventi culturali e anche artistici. Non possiamo anticipare molto per ora, ma c’è un piano sul territorio già ben definito anche in questo senso per il prossimo anno».

Dalle vostre parole sembra di capire che al centro del vostro progetto ci siano i giovani. 

Alessandro R. P.: «I giovani sono sicuramente il centro di tutto. È soprattutto a loro che vogliamo offrire delle nuove opportunità. La «mente verde» è una cosa che si forma quando si è giovani, e una Burcina intesa così come noi la pensiamo significherebbe diffondere la passione per l’ambiente e offrire l’opportunità che questa passione diventi un futuro mestiere, ma anche formare una generazione dal punto di vista della sensibilità e della partecipazione. Una generazione che conosce la sua città, e che ha più voglia di viverla».

Dunque mi pare di intuire che Felice non sia qui solo per la passione ereditata dalla famiglia Piacenza.

Felice P.: «Sono qui anche per continuare quello che la mia famiglia porta avanti dal 1850, quando Giovanni Piacenza acquistò questa collina con l’idea di creare un parco botanico. Alessandro mi ha chiamato per cercare di creare un tessuto reale fra il parco e i giovani biellesi. Il mio ruolo sarà quello di dare una voce alla città, per poter passare dalle parole subito ai fatti».

Dalle vostre parole si percepisce un forte entusiasmo. Sarà banale chiedervelo, ma perché lo fate?

Alessandro R. P.: «La mia potrà sembrarti una risposta altrettanto banale: sono l’amore e la passione che muovono il mondo. Felice è figlio anche della Burcina e io stesso ho una memoria storica di questo parco. Le mie radici sono qua, tutti i miei avi sono nati qui. Se lo facciamo è principalmente per amore. Ma nel concreto, vogliamo raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti e lasciare a chi verrà dopo di noi una buona base per continuare ciò che abbiamo iniziato».