28 marzo 2024
Aggiornato 21:30
Letteratura

L'ultimo inviato di guerra oggi da Giovannacci

Mimmo Candito, Giornalista, scrittore e docente universitario di Linguaggio giornalistico, firma per «La Stampa» dal 1970, ospite nella libreria di via Italia, a partire dalle 18.

BIELLA - Appuntamento letterario, oggi, nella libreria Giovannacci di via Italia. Dalle ore 18, infatti, sarà ospite Mimmo Candito, che parlerà di giornalismo e di nuovi media. Modererà l'appuntamento il direttore del Diario di Biella, il giornalista Paolo La Bua. Ingresso libero.

Il protagonista
Giornalista, scrittore e docente universitario di Linguaggio giornalistico, firma per «La Stampa» dal 1970. Corrispondente di guerra in Iraq, Medio Oriente, Asia, Africa e Sudamerica, ha seguito, fra l’altro, l’invasione sovietica dell’Afghanistan, la guerra Iran-Iraq, le due guerre del Golfo e quella di Libia. È il direttore della rivista dedicata ai libri «L’Indice». Fra i suoi libri, ricordiamo Professione reporter di guerra (Baldini&Castoldi, 2000), L’apocalisse Saddam (Baldini&Castoldi, 2002), I reporter di guerra (Dalai, 2002). Il 31 maggio 2015 ha pubblicato su «La Stampa» l’articolo Io, inviato sul fronte di guerra al cancro ricevendo in poche ore oltre 40.000 messaggi di risposta.

I libro
Di seguito la descrizione del libro, tratta dal sito ufficiale della casa editrice: «Winston Churchill diceva che in tempo di guerra la verità è così preziosa che bisogna sempre proteggerla con una cortina di bugie. Oggi, molto più che in passato, l'informazione è diventata l'arma più importante di una guerra, perché il consenso dell'opinione pubblica è ormai lo strumento essenziale in qualsiasi operazione bellica. Dopo il Vietnam, ogni guerra è stata un passo in avanti nel tentativo di mettere la museruola ai reporter impegnati in prima linea. Il Golfo, la Jugoslavia, l'Afghanistan, e poi il blocco di Israele ai giornalisti nella striscia di Gaza, si sono rivelati le tappe successive di un processo organico che cela l'intento della censura dietro l'offerta allettante di una lettura preconfezionata della cronaca del conflitto. Le nuove tecnologie, invece che aggiungersi alla testimonianza diretta del giornalista, sono andate sostituendola, creando l'illusione di una documentazione oggettiva e inattaccabile. Questo studio ripercorre la storia dei corrispondenti al fronte: dal primo, William Russell, inviato del 'Times' in Crimea nel 1854, fino ai recenti reportage dall'Afghanistan e dal Medio Oriente. Svela anche le glorie e le miserie di un giornalismo di frontiera, i trucchi, le colpe, i drammi di una professione sempre più in crisi, che spesso l'apparato propagandistico dei comandi centrali, hanno emarginato come strumento di conoscenza, imponendo le regole della guerra-spettacolo al vecchio mondo dell'informazione».