29 marzo 2024
Aggiornato 13:30
Economia biellese

Il tramonto della facoltà di Ingegneria tessile

Chiude la magistrale al Poli di Torino, unica in Italia. Ermanno Rondi, Uib: «Settore poco seguito a livello formativo. Consolideremo il corso in Ingegneria meccanica».

BIELLA – Il Politecnico laurea l’ultima tornata di ingegneri tessili. La fine dell’anno accademico sancirà la chiusura definitiva del biennio magistrale, già anticipata due anni fa e dovuta all’insufficienza di iscritti. Si esaurisce così un percorso didattico controverso: appetibile sulla carta per il tipo di formazione quasi esclusivo che poteva consegnare nelle mani dei suoi studenti, ma al contempo snobbato dagli studenti stessi, forse intimoriti dalla crisi del settore. Ma Italia e moda continuano a far rima, quindi, almeno a parer di distretto biellese, di ingegneri così ci sarebbe ancora bisogno.

Il tortuoso percorso della formazione tessile universitaria
Di fatto però gli iscritti al corso di laurea scarseggiavano, tanto da non raggiungere la soglia di sostenibilità dei costi. Un’occasione persa per tutta la filiera e per Biella in particolare, in quanto luogo in cui si accese il primo corso universitario triennale di settore denominato Scuola Diretta a Fini Speciali in Tecnologie Tessili, era il 1988. Di lì in poi la formazione universitaria per il tessile è passata attraverso una serie trasformazioni: prima tappa sono stati i Diplomi Universitari, seguiti dalla Laurea in Ingegneria Tessile, declinata nel 2007 nell’unico corso italiano erogato completamente in inglese, ovvero la triennale in Textile Engineering, con sede a Città Studi, attiv a fino al 2011. «Francesco Profumo, allora rettore, chiuse tutte le sedi periferiche del Politecnico; tra queste anche il corso di Ingegneria Tessile a Città Studi. Rimase solo per il completamento dei cicli formativi il biennio magistrale a Torino. Evidentemente non essendoci la spinta del primo triennio anche il percorso magistrale quasi naturalmente si è estinto» puntualizza Ermanno Rondi, vicepresidente Uib, con delega Innovazione e Education. Nel frattempo anche a Bergamo una omologa laurea magistrale ha chiuso i battenti, sempre per mancanza di iscritti.

Le professionalità specialistiche servono, specie nell’era dell’Industria 4.0
E dire che solo fino a pochi anni fa, proprio il Poli di Torino affermava come il numero di laureati in ingegneria tessile in Italia fosse così basso da non riuscire neppure a coprire il ricambio generazionale del personale ad alta qualificazione tecnica delle aziende tessili italiane a più elevato livello tecnologico. Forse alla radice del declino dell’indirizzo di studi c’è il presunto assioma «tessile=crisi», che fa desistere gli aspiranti ingegneri da una scelta troppo specialistica. Di diverso avviso Ermanno Rondi che evidenzia come «il tessile non sia particolarmente seguito dal punto di vista formativo. La mancanza di percorsi Universitari supportati adeguatamente dal Ministero e di conseguenza dai Politecnici rappresenta un vulnus nelle possibilità di sviluppo ed evoluzione dell’intera filiera, specialmente in un periodo come l’attuale con cambiamenti strutturali profondi legati al paradigma Industria 4.0».

Si lavora per il consolidamento di ingegneria meccanica con indirizzo tessile
Depennata la laurea, a Torino resta attivo solo un corso sulle fibre ad alte performance salvato in deroga: «Nel frattempo è stato sviluppato un corso di Ingegneria meccanica con indirizzo tessile organizzato a Città Studi che oggi vede primo e secondo anno a Biella. Su questo percorso si sta investendo per poter attivare a breve anche il terzo anno a Biella – prosegue Rondi -. Città Studi sta mettendo in campo un piano di sviluppo sulla formazione tessile che prevede sia il consolidamento del percorso triennale di Ingegneria meccanica con indirizzo tessile, che importanti master, oltre a formazione professionale e ricerca ed innovazione anche a corredo della didattica».