28 marzo 2024
Aggiornato 21:00
Storia e cultura

Sebastiano Ferrero eccellente mediatore tra i biellesi rivoltosi

Il diplomatico si trovò spesso alle prese con le resistenze di uomini decisi a far valere i propri diritti. Ecco come con forza e astuzia riuscì a governare il proprio territorio

BIELLA - Sebastiano Ferrero si trovò a risolvere contrasti con alcune comunità biellesi e seppe incassare bene le resistenze di biellesi rivoltosi e decisi a difendere i propri diritti. Caratteristica di Sebastiano fu la sua propensione a mediare e a rispettare i diritti altrui con l’accettazione di patti e compromessi, nel rifiuto dell’arroganza e nello sforzo di far coincidere i propri interessi con quelli  generali. La sua capacità di mediazione si inseriva in un quadro di progetti politici, amministrativi e artistici che Sebastiano seppe costruire quale autentico uomo del Rinascimento. Cominciamo dalla comunità di Candelo. Sebastiano ottenne nel 1496 l’investitura su tutto il feudo di Candelo e costruì dentro al Ricetto un proprio palazzo (l’attuale Torre del principe) dopo aver abbattuto alcuni edifici; non solo, pretese che il Ricetto gli appartenesse in piena proprietà e che a lui solo ne spettasse la chiave. I candelesi reagirono aspramente, gelosi dei propri antichi privilegi ottenuti con i sacrifici della loro gente e la causa fu portata davanti al Consiglio Ducale. Il verdetto si ebbe il 14 gennaio 1499, la comunità candelese ne uscì largamente vincente! Venne dichiarato che «il Ricetto fu ed è degli uomini di Candelo  che (…) non devono essere molestati né inquietati giacchè ad essi spetta e appartiene». Sebastiano seppe accettare la sentenza, caratteristica che rientrava nel suo costume e, forse, sotto sotto, provò anche ammirazione per le riottose comunità biellesi, disposte a lottare caparbiamente in difesa dei loro diritti.

Ad Andorno
Anche con i «montanari» di Andorno le cose non erano state semplici alcuni anni prima; Sebastiano, convinto assertore dei privilegi del Piazzo, fu protagonista di una vertenza singolare il cui esito si risolse questa volta in suo favore: dopo l’annessione ai Savoia il Piazzo intendeva mantenere i privilegi acquisiti sotto il controllo del vescovo di Vercelli. Uno in particolare infastidiva il Piano e altre comunità locali: il «trust» del mercato. Nel raggio di 7/8 miglia non si poteva tenere mercato settimanalmente all’infuori di quello che si allestiva di giovedì sotto i portici del Piazzo. Andorno disponeva di un territorio molto esteso, di una popolazione numerosa e di una economia fiorente, e soprattutto i prodotti degli andornesi passavano dal mercato del Piazzo. Dapprima gli andornesi perorarono la causa di un proprio mercato settimanale e ne ottennero il diritto, ma proprio per opera di Sebastiano, che aveva a cuore il suo Piazzo, quel privilegio fu loro revocato per ordine del Duca di Savoia. Sebastiano stesso si recò con altri magistrati ad Andorno per far pubblicare ed eseguire gli ordini ducali. L’odio tra Biellesei e Andornesi andò così rifoncolandosi fino a generare vere e proprie rivolte ancora una volta portate a soluzione grazie alla grande capacità di mediazione di Sebastiano, dote che gli veniva riconosciuta apertamente dall’allora reggente del ducato, la giovane Bianca Maria di Monferrato. La questione si risolse nel 1487: si giunse alla sottomissione degli Andornesi e alla pace, con un atto stipulato proprio in casa di Sebastiano Ferrero; ironia della sorte, al Piazzo…
Articolo redatto da Comitato Sebastiano Ferrero di Biella