26 aprile 2024
Aggiornato 20:00
Delitto di San Teodoro

Delitto Preti: Erika uccisa per un tavolo sporco di pane

I particolari della confessione schock del fidanzato Dimitri Fricano, arrivata dopo oltre quaranta giorni dall'omicidio. Il ragazzo si trova in carcere a Biella

LA CONFESSIONE - Uccisa per poche briciole di pane. È morta così Erika Preti, la 28enne di Pralungo accoltellata alla gola dal suo compagno, Dimitri Fricano, 30 anni, che ieri, sabato 22 luglio, ha reso una piena confessione davanti al Procuratore capo della Repubblica di Biella, Teresa Angela Camelio. Accompagnato dai suoi difensori, gli avvocati Alessandra Guarini e Roberto Onida, dopo oltre 40 giorni ha deciso di assumersi le sue responsabilità e di raccontare cosa è accaduto quel mattino dell'11 giugno nella villetta di San Teodoro.

IL GIORNO DEL DELITTO - La coppia si trova in Sardegna, ospite di amici, per trascorrere un breve periodo di vacanza e forse anche per ricostruire un rapporto che, stando ai rumors, dopo dieci anni si stava guastando. Quella domenica hanno deciso di fare un giro in barca ed Erika è in cucina, a preparare dei panini. Dimitri la raggiunge, forse l'aiuta. Pochi minuti e scoppia un violento litigio, con lei che lo accusa di aver lasciato briciole di pane sul tavolo. "Mi ha insultato - avrebbe raccontato il 30enne al magistrato - e mi ha colpito alla testa con un fermacarte di pietra. Mi sono ritrovato il coltello tra le mani e l'ho colpita. Non so come ho fatto a non trattenermi".

LE PERIZIE - Adesso Dimitri Fricano si trova in carcere a Biella, a disposizione della Procura di Nuoro. E, mai come ora, sono fondamentali gli accertamenti tecnico-scientifici, che potranno o meno confermare la versione di Fricano e pesare sulla richiesta di condanna. Sarà importante stabilire se i due giovani si fronteggiavano al momento dell'aggressione mortale, o se Erika avesse dato le spalle al suo assassino per sfuggirgli. C'è un altro particolare importante: quanto tempo è passato dalla morte della giovane, avvenuta in pochi istanti, e la richiesta di aiuto che lui fece ad alcuni passanti uscendo dalla villetta coperto di sangue? Possibile che al 30enne siano stati sufficienti una manciata di secondi per imbastire la storia della rapina finita nel sangue e davanti al corpo senza vita della sua compagna? Inoltre le ferite che lui aveva riportato sul corpo, se le era autoinflitte per sostenere la sua tesi oppure erano state causate dalla vittima nel tentativo di disarmarlo? Domande che troveranno una risposta soltanto tra qualche settimana, quando i periti depositeranno le loro conclusioni al magistrato inquirente.