28 marzo 2024
Aggiornato 20:30
Cultura

Giampietro, storia di una conversione

A Cossato mercoledì 8 novembre, Giampietro ha portato sul palco del teatro sé stesso

COSSATO - E' un uomo, non va sminuito con aggettivi, cognome, indirizzo, qualifica, un'unica qualità con cui ha voluto definirsi con forza, un padre. Giampietro ha raccontato la propria vita, spezzata in due parti totalmente differenti dalla tragedia della morte di Emanuele, figlio sedicenne, morto nel fiume a novembre, dopo aver assunto alcol e sostanze in una festa, in una notte della ragione. Mentre racconta, cammina avanti e indietro sul palco, dice che forse perdere un figlio è il dolore più grave di qualsiasi altro, si gira e mormora tra sé … » senza forse». La vita di un uomo, questo uomo, è doppia:  Giampietro, come altri al mondo, ha vissuto una vita prima del fatto… e una vita dopo quel fatto, e nulla può essere come prima. In mezzo c'è l'impossibile da pensare, la bocca senza fiato per dire, per gridare, il turbamento della mente che solo azzarda a pensarlo, che un figlio possa morire. Se accade, come è accaduto per Emanuele il 24 novembre, succede poi che Giampietro dice »...avevo la morte dentro», non esisteva più, lui, il padre. Poi un sogno, non poteva essere diverso, se è vero che i sogni raccontano i nostri desideri, il padre si immerge nel fiume e sul fondo trova il figlio e lo porta fuori. Papà Giampietro fa nascere da quel sogno la sua rivoluzione d'animo, possiamo ben chiamarla conversione. Inizia un percorso di vita che in altri tempi hanno seguito i profeti, i santi predicatori: dopo una vita di peccato si sono convertiti e si sono dedicati agli altri e a predicare l'amore evangelico.

Il nostro uomo, laico, secondo il suo racconto dopo aver passato anni alla ricerca del successo sociale ed economico,  trascurando gli affetti famigliari, proprio nel momento del trauma, il più buio della vita, viene illuminato da un altro progetto: vuole portare la sua vita, i suoi errori in giro, perché tutti capiscano e i giovani siano protetti e i genitori siano aiutati. In fondo, anche se non lo dice, l'uomo padre sottintende una parola difficile e rara, ma preziosa, chiede scusa a suo figlio, mentre avvicina e abbraccia centinaia di ragazzi in giro per l'Italia. Pronuncia parole antiche, Giampietro, che uomini e donne hanno ascoltato tante volte dai ministri della religione, da saggi esperti di famiglia. Sostiene l'armonia famigliare, il perdono che i genitori devono agli errori dei figli, la tolleranza tra genitori e figli, la liberazione dalle «catene» che ostacolano la relazione affettiva (prima catena  il cellulare), il valore dei no educativi dei genitori, del no dei ragazzi alle sostanze, alle dipendenze.

Nelle parole di Giampietro «nulla di nuovo sotto il sole»...ma lui, a differenza di quei religiosi o quegli esperti, riempie i teatri ! A Cossato, era pieno di ragazzi e genitori il teatro da 400 posti! Come può succedere che un non spettacolo, un predicatore laico di bontà, un uomo che da solo racconta una storia e esorta a vivere secondo dei valori, riempia i teatri ? Perché Giampietro porta la propria nudità d'animo: senza le coperture dell'animo, senza difese, senza maschere, con la dichiarazione delle proprie responsabilità nella storia della propria vita, mette a nudo ferite, cicatrici, macchie.

Si vede  la piaga grande e dolorosa e inguaribile, anche se lui cerca di distrarci dal guardare. Anche se è disinvolto, sorridente, serio senza esser patetico. Questa verità umana lo rende testimone reale, attendibile, toccante... e così tocca l'animo, le menti di giovani e genitori che per ascoltare e vedere la vita vera escono di casa e si trovano insieme a seguire l'uomo papà Giampietro e la triste storia di Emanuele, che scivolò nel fiume … come Marinella.

Tullio Borella, medico, urologo, psicoterapeuta
«Associazione Dedalo - percorsi con gli adolescenti»