28 marzo 2024
Aggiornato 10:30
Tessile & Cultura

L’anima di Fila resta a Biella ed ispira designer di tutto il mondo

Presentato il restyling del Fila Museum: 850 metri quadrati di foto, bozzetti, modelli e icone. Gli spazi della «fabbrica virtuale» accolgono ogni settimana stilisti internazionali del brand in cerca di ispirazione

BIELLA – Il marchio Fila è ormai da anni una licenza con aziende di produzione ubicate in diversi Paesi del mondo, tuttavia la sua anima non ha mai lasciato Biella. Lo si deve alla Fondazione Fila Museum, che dal 2010 alimenta la storia, la creatività e lo stile del brand. Venerdì 18 maggio, nella sede di via dei Seminari, la Fondazione ha aperto le porte dei suoi spazi espositivi per un open-day di presentazione dei nuovi allestimenti realizzati in partnership con il laboratorio d’interni CReA.

IL RESTYLING - Il nuovo concept, a cui Fila Museum e CReA hanno lavorato per 3 anni, punta al viaggio esperienziale, e mette a disposizione dei visitatori bozzetti originali, foto, modelli, icone e ricordi, utili a ricostruire il percorso di un’azienda che ha rivoluzionato il mondo dell’abbigliamento sportivo. L’idea di fabbrica rivive nei vecchi uffici, dal cortile evocativo all’infilata di stanze che ripercorrono la storia del brand dai fasti biellesi fino ai giorni nostri. Dalla collezione White Line creata da Pierluigi Rolando e resa celebre da Björn Borg, passando per l’abbigliamento da arrampicata di Messner e le gonnelline di Jennifer Capriati - giusto per citare tre dei tanti ambassador Fila – fino ad arrivare ai progetti icona più recenti, che raggiungono l’esposizione biellese, letteralmente, da ogni angolo del mondo.

GLI ARCHIVI - E poi ci sono gli archivi: centinaia di capi raccolti e catalogati negli anni, che coprono tutte le gamme stilistiche della lunga storia di Fila. Un esempio: sono oltre 4.500 i modelli di scarpe catalogati dal 1983, anno di produzione della prima linea, al 1998. Per preservarle dai danni sono state messe sottovuoto, con un sistema simile a quello usato per gli alimenti, e grazie ad una tecnologia collaudata insieme ad un’azienda fornitrice biellese. Nota da non tralasciare: la Fondazione lavora esclusivamente con fornitori e partner locali, di Biella è anche il laboratorio CReA. All’archivio fisico ne segue uno virtuale, nel quale sono già stati digitalizzati 102.000 file comprensivi di video, cataloghi e schede tecniche.

L’ISPIRAZIONE – «Grazie alla Fondazione le origini di Fila restano radicate a Biella – spiega Annalisa Zanni, di Fondazione Fila Museum – e queste stanze sono diventate un luogo di ispirazione per i designer che oggi lavorano alle nuove creazioni Fila in tutto il mondo. Praticamente ogni settimana accogliamo stilisti che vogliono conoscere la storia d Fila e respirarne l’aria biellese». La Fondazione è diventata, quindi, un punto di riferimento, un luogo di preservazione dello stile Fila: «È importante mantenere un filo conduttore, un’anima del marchio attraverso il tempo ed anche lo spazio, vista l’attuale diffusione del brand su licenza – sottolinea la vicepresidente Marta Benedetto – noi lo facciamo anche lavorando con le scuole, aprendo a stage e mantenendoci ben radicati nel tessuto biellese».

LA STORIA IN BREVE – Il nome Fila compare per la prima volta nel 1911, molto più tardi si afferma nella produzione di abbigliamento ed articoli sportivi. Dalla metà degli anni ’70 in poi il marchio cresce, grazie all’impegno e alla creatività di uno staff che ne rivoluziona la vision, a partire dall’iconica «F» che si ispira alla Pop Art americana. All’’inizio degli anni 2000 la Fila passa di proprietà al sudcoreano Gene Yoon. È lo stesso chairman a volere la nascita della Fondazione nel 2010 ed a presiederla a tutt’oggi.