29 marzo 2024
Aggiornato 06:00
Decreto Salvini

Biella antifascista scrive al sindaco: «Sospenda il decreto Salvini»

Biella è medaglia d’oro alla Resistenza per essere stata «ribelle e antifascista», e quindi noi ci aspettiamo che continui ad esserlo, senza indugiare oltre

BIELLA - «Sindaco sospenda il decreto Salvini». E' una richiesta che non ammette interpretazioni quella avanzata da Biella antifascista. Una richiesta che si allinea ai provvedimenti presi da alcuni sindaci «ribelli» in tutta Italia. La lettera aperta, destinata a Marco Cavicchioli, è firmata da Cristiana Gardiman e Nicolò Molinari per conto del Coordinamento Biella Antifascista.

La lettera al sindaco

Di seguito la lettera mandata al sindaco di Biella:

«Come Coordinamento Biella Antifascita, siamo a scriverLe questa lettera per chiederLe, come stanno facendo tanti suoi colleghi di altre città d’Italia, di sospendere il DL Salvini, diventato legge ad ottobre dello scorso anno.
Noi siamo a chiederle a gran voce di venire meno a una sua posizione di subordinazione al ministro degli interni o al governo, disobbedendo ad una legge ingiusta e disumana, sfruttando gli spazi e gli strumenti che proprio la legge consente.
Sappiamo, grazie al lavoro fatto dagli attivisti di Alterego, che esiste un modello di delibera che smonta un pezzetto della legge Sicurezza Immigrazione (n.113/2018) proprio nella parte in cui si prevede l’impossibilità per il richiedente, titolare di un permesso di soggiorno per richiesta asilo, di iscriversi all’anagrafe.
Le chiadiamo inoltre di seguire l'esempio del sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che ha dato indicazioni di carattere più ampio in una circolare di cui citiamo una parte del testo: «impartisco la disposizione di sospendere, per gli stranieri eventualmente coinvolti dalla controversa applicazione della legge, qualunque procedura che possa intaccare i diritti fondamentali della persona con particolare, ma non esclusivo, riferimento alle procedure di iscrizione della residenza anagrafica».
Biella è medaglia d’oro alla Resistenza per essere stata «ribelle e antifascista», e quindi noi ci aspettiamo che continui ad esserlo, senza indugiare oltre.
Come insegnava Don Milani nella sua famosa lettera ai cappellani militari intitolata «l’obbedienza non è più una virtù»:
«Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri. E se voi avete il diritto, senza essere richiamati dalla Curia, di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi.»
Si parla di vite umane che vengono considerate, con un presupposto ingiusto e fazioso, «criminali e delinquenti» e quindi devono essere messe in condizioni di clandestinità, senza poter più beneficiare dei servizi di accoglienza, senza poter più costruire un esistenza dignitosa nel nostro territorio.
Questo a quale scopo? Qual è il motivo reale di questa scelta? A nostro parere, il motivo fondante è la PAURA, è creare un clima di paura e preoccupazione, rendendo le nostre città meno accoglienti e più barricate.
Noi siamo qui a chiederle di non farci vivere nella paura. Di non farci vivere in una città più chiusa e più feroce.
Vogliamo una città per tutte e tutti, che non si pieghi a leggi che precarizzano l'esistenza di altri esseri umani, che abbia il coraggio di reagire a leggi ingiuste».