20 aprile 2024
Aggiornato 08:00
Sport

«Per diventare Raspino o Gilardino facciamo giocare i nostri bambini»

Parla Luciano D'Agostino insegnante di educazione fisica e istruttore minibasket da oltre trent'anni: serve variare e farli divertire, no a professionisti con dieci anni... Altrimenti si rischia solo l'abbandono precoce

TOLLEGNO - «Per diventare atleti Raspino o Gilardino facciamo giocare i bambini, che in palestra devono divertirsi». Parola di Luciano D'Agostino, istruttore minibasket da 34 anni e insegnante di educazione fisica da decenni. Una vita tra sport e giovani, insomma, prima a scuola e poi in palestra. «Ho iniziato con il femminile, avendo la fortuna di allenare le sorelle Caviggioli e Monica Scarpellini. Sempre ha Cossato ho avuto Alberto Gilardino e Tommaso Raspino, seguendo il progetto della Pallacanestro Biella fin dalla sua nascita. Progetto che continuo a sostenere. Il basket è ancora una realtà pulita. Sì, dobbiamo portare i nostri ragazzi al palazzetto, dove la comunità di basket del Biellese è davvero una grande famiglia» aggiunge D'Agostino.

Aggregare e divertire
«Lo sport soprattutto a quest'età serve per imparare a usare il proprio corpo, stare insieme agli altri e divertirsi con gli altri - aggiunge D'Agostino, allenatore ma anche educatore -. Io sono per la multi-disciplinarietà, con i bambini. C'è tempo per specializzarsi in uno sport piuttosto che in un altro. Anche i carichi di lavoro devono essere proporzionati. No a bimbi e bimbe che si allenano 15 o 20 ore la settimana. Si rischia solo di avere un abbandono precoce poi a 15 o 16 anni».