29 marzo 2024
Aggiornato 11:30
Biella

La storia dell'orso simbolo della città

Andrea Cavallo racconta l'affascinante storia del famoso orso di Biella dei giardini Zumaglini facente parte in origine di un altro monumento realizzato da Giuseppe Maffei ma poi rifiutato perché non apprezzato

BIELLA - Insieme allo storico Andrea Cavallo ci troviamo davanti alla celebre fontana dell'orso nei giardini Zumaglini. L'esperto d'arte ci fa scoprire la particolare storia di questo monumento simbolo della città di Biella.

Giuseppe Maffei
Giuseppe Maffei, nato a Graglia il 25 agosto 1821 e ivi morto il 4 maggio 1901, fu tra i più ori- ginali ed eclettici artisti biellesi dell’Ottocento. Avviato giovanissimo al lavoro di falegname, divenne in seguito decoratore di ambienti e, dopo aver frequentato i corsi dell’Accademia Albertina di Torino, si trasformò in pittore ed insegnante di disegno. È in questa veste che, a partire dal 1858, Maffei frequentò la casa di Federico Rosazza, fino alla morte della figlia di questi, avvenuta nel 1865. Da questa data il pittore di Graglia, per oltre un trentennio, divenuto consulente privilegiato del suo mecenate, ideò monumenti commemorativi, studiò l’archeologia classica e progettò un grandioso sistema di opere.

Il monumento in onore di Giuseppe Garibaldi
Con la morte nel 1882 a Caprera di Giuseppe Garibaldi, si istituì anche a Biella un comitato per la progettazione di un monumento a memoria del condottiero. Il progetto fu affidato a Giuseppe Maffei di Graglia, ma il progetto fu immediatamente criticato da varie fonti per le caratteristiche estetiche e simboliche. Nonostante ciò il monumento venne inaugurato nel 1886 e si componeva di un basamento in pietra della valle su cui erano incisi i nomi di più di 60 garibaldini biellesi, di una trinacria scolpita sulla quale poggiava una colonna riportante i nomi delle battaglie vinte dal condottiero, sovrastata da un capitello turrito e da un ritratto in marmo di Garibaldi, realizzato dallo scultore Edoardo D'Elia. Ai piedi un'orsa simbolo della città di Biella, che nel corso della realizzazione subì varie vicissitudini. Dapprima realizzata con un blocco di granito insufficiente, veniva rifatta e la prima copia posizionata a Graglia, presso la fontana dell'acquedotto. Il monumento durò solo fino al 1923, quando la prima amministrazione fascista della città decise di sostituirlo con quello attuale, realizzato dallo scultore Pietro Canonica, allora considerato esteticamente  migliore.